Burocrazia e malagiustizia Gli investitori esteri in fuga

Italia poco attrattiva: colpa anche dell'azione politica dei gialloverdi. Lo scetticismo sulla legge di Bilancio

L'Italia perde attrattività per gli investitori esteri e si conferma nei bassifondi della top ten delle economie mondiali con più alta capacità di attrazione di investimenti. È quanto ha rilevato l'Aibe-Index, indice sintetico realizzato dall'Associazione italiana banche estere con la collaborazione del Censis. L'indicatore, che ha misurato la capacità del sistema-Italia di risorse estere nel secondo semestre 2018 e nei primi mesi del 2019, è sceso da 43,3 dell'anno scorso a 42,9.

Non si tratta della solita indagine che mette in rilievo le debolezze endemiche del Paese. In questo caso, il panel intervistato da Aibe e Censis ha individuato nell'azione politica del governo gialloverde un fattore negativo per la programmazione degli investimenti. In particolare, non viene percepito come risolutivo il contenuto della legge di Bilancio 2019-2021: oltre la metà degli investitori interpellati ha manifestato scetticismo.

Le elezioni europee, inoltre, potrebbero costituire un fattore critico per gli investimenti in Italia: l'area dell'incertezza accomuna quasi l'80% delle risposte, segno che la prossima tornata elettorale dell'Unione possa costituire uno spartiacque in grado di modificare il quadro di convenienza dell'allocazione del capitale proveniente dall'estero.

Gli Stati Uniti, così, sono diventati il Paese più attrattivo (nel 2018 al terzo posto) scalzando la Germania e la Cina. L'Italia è sempre ferma all'ottavo posto, ma Spagna, Francia e, soprattutto, India hanno recuperato diverse posizioni rispetto alla Gran Bretagna, scivolata dal quarto al settimo posto, un segnale, secondo Aibe, di una percezione negativa della Brexit.

Ma cosa non funziona nel sistema-Paese? Non è un caso che le criticità siano tutte di diretta derivazione politica. I tre fattori che tengono lontano un investitore estero sono il carico normativo e burocratico (58,3% del campione), i tempi della giustizia civile (58%) e l'efficacia dell'azione di governo (46%). Al contrario, i fattori che rendono attraente l'Italia non dipendono da Conte, Di Maio & C. Si tratta, infatti, della qualità delle risorse umane (74%), della solidità del sistema bancario (38%) e delle infrastrutture e la logistica (30%). Fra i settori più attrattivi si confermano moda e lusso (per il 95% delle risposte) e a seguire si collocano il turismo alberghiero, la meccanica, l'agroalimentare e il settore immobiliare.

«La rilevazione del 2018, realizzata nei mesi della campagna elettorale, registrava una sorta di disponibilità a scommettere sulla continuità del percorso di riforme», spiega il presidente dell'Aibe, Guido Rosa, aggiungendo che quella la scommessa «sembra persa», mentre «è opportuno che l'Italia affronti le proprie debolezze strutturali».

La legge di Bilancio, prosegue, «è troppo sbilanciata su misure di spesa corrente (reddito di cittadinanza, quota 100) piuttosto che nel

sostenere investimenti produttivi, efficaci per rimettere in moto l'economia». Il rischio, conclude, «è che la crisi reale dell'economia possa riflettersi sulla fiducia dei mercati deteriorando ulteriormente i conti pubblici».

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