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Bye Bye mister "Order". L'arcinemico della Brexit lascia da icona pop

John Bercow, famoso a Londra per i suoi interventi, ha raccolto il plauso bipartisan

Bye Bye mister "Order". L'arcinemico della Brexit lascia da icona pop

Londra - Da ragazzino era bravo a giocare a tennis. Un campioncino promettente che vinceva trofei tra gli under 12. Non fosse stato per un'asma bronchiale che lo costrinse a fermarsi ancora adolescente forse avrebbe fatto strada e non sarebbe diventato uno dei più iconici rappresentanti della politica UK al tempo della Brexit. John Bercow ha ieri presieduto l'ultima seduta parlamentare e, come annunciato un mese fa, lascia il cesellato scranno di legno dello speaker della House of Commons su cui sedeva dal 2009. Da lunedì non sarà più lui a dirigere i lavori declamando, sussurrando, sbraitando quel famigerato «order» che è diventato il suo tratto distintivo, ha valicato le porte di Westminster e si è fatto parodia e persino «meme». Gli analisti della Bbc hanno calcolato che ha pronunciato quella parola in tutto circa 14 mila volte. Ma se si dovesse sceglierne una per condensare i suoi 10 anni quella parola dovrebbe essere «divisivo». E non potrebbe essere altrimenti visto che Bercow ha agito nel più tumultuoso periodo parlamentare della recente storia del regno. Quando si tratta di difendere il Parlamento, ha dichiarato: «io non sono una figura imparziale». Ed è proprio quello che gli rinfacciano i sostenitori della Brexit: di avere piegato le convenzioni del Parlamento per favorire i remainers. Ma prima del grande scombussolamento del referendum del 2016 le accuse di parzialità giungevano proprio dagli europeisti, convinti che venisse concesso troppo spazio agli eretici anti Bruxelles.

Tra i tributi riservatigli mercoledì durante il question time Boris Johnson lo ha salutato con un intervento fresco e umoristico che ha fatto più volte ridere Bercow e i parlamentari, non mancando di ricordare il verboso attivismo «con cui ha vivacizzato ogni parte dell'aula con i suoi pensieri e opinioni, come un'incontrollabile macchina sputapalline». Rispetto ai suoi predecessori, la solita Bbc ha segnalato che gli interventi di Bercow sono stati 5 volte più lunghi, con una progressione inarrestabile negli ultimi anni. Dall'eloquenza ricercata e piacevole in una voce calda e baritonale, l'amore per le parole Bercow l'ha ereditato dal padre, un guidatore di taxi. A volte si è lasciato un po' andare dovendosi più volte scusare in aula, come quando definì un ex capogruppo dei tory non molto bravo nel suo lavoro oppure quando paragonò la verbosità di una sottosegretaria a una lavatrice che si aspetta che finisca da un momento all'altro ma invece continua a girare. Una animosità che gli è valsa anche accuse, respinte, di bullismo da parte di alcuni ex collaboratori. Conservatore radicale fin dagli anni dell'università, ha poi maturato idee più liberali avvicinandosi al centro del partito. Che pare non lo volesse alla guida della Camera ma nulla poté durante il voto segreto della sua elezione quando Bercow ricevette l'appoggio di parte del Labour. Sopravvissuto anche al tentativo governativo del 2015 di defenestrarlo, è rimasto alla guida di un'aula che ha contribuito a svecchiare: via le parrucche per i suoi consiglieri, via i calzoni al ginocchio per lo speaker. La tradizione cui è rimasto fedele è la centralità del Parlamento opponendosi con forza alla prorogation con cui il governo lo scorso mese ha tentato di mandare a casa i deputati per 5 settimane. «Ha fatto più di qualunque altro dai tempi di Stephen Hawkins per dilatare il tempo» dell'aula, gli ha riconosciuto Johnson. La favorita alla successione, la labourista Lindsay Hoyle, ha promesso di difendere la centralità dell'aula e di essere una figura imparziale.

In bocca al lupo.

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