Milano - «Troppo attillato», Troppo «fasciante». Insomma, troppo sexy. Mentre mezza Europa si arrovella sulla possibilità di vietare il mortificante burqa (negli uffici) e il balneare burkini (in spiaggia o in piscina), c'è un pezzo di islam in Italia che si interroga su un dilemma di non poco conto: il costume da bagno che copre il corpo delle donne è «islamicamente lecito»?
La sinistra sul tema pare in corto circuito ideologico. Ma le reazioni del mondo musulmano sono varie anch'esse. A Milano, per esempio, da una parte si trova la donna simbolo di un islam laico, Maryan Ismail, ex dirigente e oggi spina nel fianco del Pd (e di quelle che definisce la parte «oscurantista» delle moschee). La antropologa italo-somala dice la sua con la consueta chiarezza: «Il burkini è solo la punta dell'iceberg di un'islamizzazione fondamentalista che tenta di imporre la sua visione». Sì al divieto, dunque. D'accordo Nabil Delel, esponente dell'associazione Donne marocchine, a giugno candidata in Comune con «Milano popolare»: «Assolutamente contraria (al burkini, ndr) siamo in Europa e da musulmana dico che devono adeguarsi a come si vive in Europa. Liberi. Viva i bikini e vieto assolutamente i burkini».
Su tutt'altro altro fronte la consigliera comunale musulmana eletta col Pd, Sumaya Abdel Qader, che dopo un esordio soft sui temi «caldi», sul burkini è decisamente scesa in campo, contrarissima al divieto francese. «I paesi che impongono alle donne come vestirsi sono l'Afghanistan, l'Iran, l'Arabia Saudita, begli esempi. E ora si aggiunge la Francia». La linea è quella enunciata per il velo. Anzi, «i veli», da quello che lascia scoperto il volto al velo integrale: «Non imporre, non proibire». Ciascuna insomma, questa è la tesi, dovrebbe poter fare ciò che vuole, come se si trattasse di una scelta individuale qualsiasi. Sì al burkini, dunque, ma senza costrizioni. Sul web qualcuno ironizza sul costo. «Mia moglie ne ha comprato uno, manco fosse il costume della Pellegrini». Leggerezza da liberali, se confrontata con l'approccio preoccupato di altri. C'è chi interroga l'imam Hamza Piccardo, sotto i riflettori per la proposta di introdurre la poligamia: «Non è poco conforme alla religione questo burkini?». «Perché fasciante?». «Sì. Un po' troppo attillato no?». «In effetti sì - deve ammettere saggiamente il fondatore dell'Unione delle comunità islamiche - ma se non fosse così come potrebbero nuotare le nostre sorelle?». La risposta di una sorella è pragmatica: «Si affitta una piscina comunale o privata, una volta alla settimana per un'ora», anche perché «l'islam invita ogni genitore, ove sia possibile, a insegnare ai figli l'equitazione, il nuoto e il tiro con l'arco». «Poi si compra un burkini di quattro misure più grande». Ecco, nessuna forma. E piscina riservata alle donne.
In effetti a Sesto San Giovanni l'esperimento è stato tentato poco fa, da una società sportiva presieduta dall'ex sindaco (Pci-Pds-Pd) Giorgio Oldrini. C'è però chi obietta che la «piscina non è il mare». Dunque? «Dove abito ci sono decine e decine di sorelle che nuotano col burqa, per ora nessuna è affogata». Poi un'altra donna osserva che «il burkini se usato per nuotare è una trappola mortale, tanto vale usare dei normali vestiti». Burqa? E attenzione: c'è mare e mare.
«È forse possibile abbassare lo sguardo in spiaggia» se questa è un «carnaio»? «A chi vogliamo raccontarlo?». E «in mezzo a uomini e donne in mutande dovrebbero evitare di andarci sia i musulmani che le musulmane, foss'anche col burqa».
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