Caccia al branco dei molestatori. Ma le femministe incolpano la destra

La procura di Verona indaga sul rave "africano" di Peschiera e sull'aggressione alle ragazze avvenuta sul treno per Milano. Ma a sinistra si indignano per la "speculazione politica"

Caccia al branco dei molestatori. Ma le femministe incolpano la destra

Risultano due fascicoli aperti dalla Procura di Verona sui fatti del 2 giugno sul lago di Garda. Uno per le risse e i danneggiamenti durante il rave sulla spiaggia tra Castelnuovo e Peschiera del Garda convocato su Tik Tok e uno per le molestie subite da almeno cinque ragazze minorenni sul treno regionale che tornava a Milano. Non ci sono per ora indagati, ma una trentina di giovanissimi sarebbero nel mirino degli inquirenti, individuati grazie ai molti video di quella giornata postati sui social, ai filmati di sorveglianza (anche se il convoglio non aveva telecamere) e alle testimonianze.

Le giovani vittime, di 16 e 17 anni, hanno descritto alcuni degli aggressori che nella calca del treno le hanno accerchiate, insultate e palpeggiate. In tutto, hanno messo a verbale nelle denunce fatte alla Polfer di Milano, un centinaio di ragazzi in gran parte minorenni o poco più grandi e «per la maggior parte nordafricani». I provocatori dei disordini al lago, dove è dovuta intervenire la Celere in assetto anti sommossa, sarebbero gli stessi che a centinaia hanno preso d'assalto il convoglio per rientrare a Milano. E milanesi o lombardi sarebbero i molestatori. Si tratterebbe di giovani stranieri di seconda generazione. Il raduno fuorilegge si chiamava «L'Africa a Peschiera», molti dei 2.500 partecipanti avevano bandiere di Paesi africani e «Questa è Africa, siamo venuti a conquistare Peschiera» è stato il grido rivolto al sindaco di Castelnuovo del Garda, Giovanni Dal Cero, intervenuto quando la situazione è andata fuori controllo. Non solo. Le adolescenti molestate hanno riferito frasi come «le donne bianche non salgono su questo treno». Le vittime del branco, che tornavano da una gita a Gardaland, sono riuscite a scendere a Desenzano grazie all'aiuto di un passeggero, anche lui un giovane straniero.

Il sindaco di Peschiera, Orietta Gaiulli, aveva lanciato già il 30 maggio un allarme per possibili problemi di ordine pubblico nelle zone vicine dopo aver visto post e video social che annunciavano il rave, lo ha scritto in una lettera al governo, al prefetto, al questore e al comandante provinciale dei carabinieri di Verona. Il primo cittadino ora chiede «le dimissioni di coloro che non hanno dato ascolto alla mia richiesta di aiuto, superficialità che ha cagionato gli eventi del 2 giugno a Peschiera del Garda».

Intanto sui fatti del Garda tiene banco la polemica politica. Dopo i rilievi di alcuni esponenti di centrodestra, con Giorgia Meloni in testa, sul silenzio o basso profilo delle femministe e della sinistra sulle molestie del treno. Michela Marzano, filosofa e docente universitaria, scrive su Repubblica che «la violenza è sempre inaccettabile. Ma c'è un immancabile «ma». E chi sono i «principali promotori» della «cultura dello stupro»? Coloro che (a destra naturalmente) hanno affossato il ddl Zan e fatto «la morale» alla sinistra, «alimentando l'odio e la violenza». La senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione femminicidio aggiunge: «Ciò che è accaduto è un fatto gravissimo. Siamo vicini alle ragazze e alle loro famiglie», tuttavia «ciò che mi indigna è la speculazione politica» e la «indignazione propagandistica». L'immigrazione «c'entra poco», continua e chiede di approvare il «disegno di legge per istituire il reato di molestie sessuali, fermo nelle commissioni Giustizia e Lavoro al Senato». Mentre Debora Serracchiani, capogruppo del Pd alla Camera: «La violenza contro le donne è inaccettabile. Sempre. Non importa chi la esercita». E la senatrice dem Valeria Fedeli accomuna «la vicenda degli alpini e quella recente di Peschiera del Garda». Poi: «La destra non strumentalizzi la gravità della cronaca per fini elettorali».

Torna sulla condanna senza benaltrismo il governatore del Veneto, Luca Zaia a Tgr 24: «È stata una devastazione, sono stati atti delinquenziali che devono essere puniti senza se e senza ma». Occorre «abbassare la soglia di età per la punibilità» e uscire dall'idea che l'Italia sia «diventato il Bengodi dell'impunibilità».

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