Cade un tabù: l'infanta a processo

Cristina di Borbone rischia 9 anni per corruzione

Manila AlfanoCi siamo. Telecamere accese e un Paese che guarda un po' indignato e un po' compiaciuto quello che non si era mai visto: una principessa a processo. Sua altezza reale, l'infanta Cristina di Borbone, figlia delle più blasonate e pure monarchie del mondo è rotolata giù, tra i banchi di un tribunale di Maiorca con addosso l'accusa più infamante per una del suo rango: corruzione, evasione fiscale. All'appello mancano sei milioni di euro, e se le cose andranno malissimo, una condanna fino a nove anni. La partita che si gioca è delicatissima. La Spagna osserva il suo re. Felipe IV il monarca illuminato, che finora non ha sbagliato una mossa, che ha studiato per anni, si è preparato all'estero, in America, ha atteso paziente e discreto il suo turno. È arrivato quando il vecchio e malandato Juan Carlos ha abdicato lasciando un trono sbilenco e traballante. Troppi scandali, una gestione disinvolta e sopra le righe, amanti, safari dispendiosi, avevano trasformato la simpatia degli spagnoli in disprezzo. Il Paese impantanato e sofferente con la crisi sul collo, milioni di disoccupati, alle prese con bolle immobiliari, giovani costretti a emigrare, e dall'altra parte loro: i reali nel loro mondo, dorato e sempre più lontano. Lo scandalo del maledetto «caso Noos» che ha coinvolto l'Infanta e il consorte, Inaki Urdangarin, ex pallavolista con il pallino per gli affari, sono stati l'ultima goccia per un Paese che non è più disposto a perdonare. Lo ha capito il bravo re. Felipe salito al trono dopo l'abdicazione nel 2014 del padre che non ha ancora sbagliato una mossa. Tiene le briglia strette, sa che una sbandata sarebbe fatale. È tutto un equilibrio delicato. A giugno ha castigato la sorella e le ha tolto il titolo di Duchessa di Palma. Ha preso subito le distanze da questo brutto, affare, li ha estromessi dalla lista ufficiale dei membri della Casa Reale, ha caldeggiato il loro allontanamento, tirando un sospiro di sollievo da 2013, quando sono esiliati a Ginevra. Non si è mai più fatto vedere in pubblico con loro. Oggi, dopo quasi cinque anni di inchieste, scandali e congiure di palazzo per Cristina scocca l'ora della verità. L'infanta di Spagna, 50 anni, siederà sul banco degli imputati, accusata per la gestione disinvolta della Fondazione Noos creata da Urdangarin per promuovere eventi sportivi. Cristina di Borbone era membro del consiglio di amministrazione, lei ha sempre negato le accuse, «non sapevo nulla», versione che non ha mai convinto i giudici, con i fondi che finivano nella società paravento Aizoon di cui erano titolari proprio lei e il marito. «Il caso Noos ha infranto il tabù della Corona», scrive El Pais. Il processo di Maiorca rischia di gettare nuovo fango sulla corona. Cristina è sola e può contare solo sul marito, che di anni ne rischia diciannove.

La monarchia rischia di ricadere nel fango, un processo che può essere la risposta che il popolo vuole avere dopo errori così grossolani, un re responsabile dall'aria pulita che non vuole scendere da cavallo ma che tenterà di onorare un nome che per lui vuol dire ancora qualcosa.

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