Cronache

La caduta di due operai nel vano dell'ascensore: uno muore, l'altro è grave

Il volo di 20 metri: stavano lavorando in un palazzo in ristrutturazione. Indaga la Procura

La caduta di due operai nel vano dell'ascensore: uno muore, l'altro è grave

Milano. Nel mutismo incredulo ma rispettoso della morte, gli operai aiutano gli agenti della polizia locale e i vigili del fuoco a stendere teli bianchi davanti agli ingressi senza porte del cantiere, simulacri ibridi ma comunque dignitosi a tutela dell'ennesima tragedia sul lavoro. Sono da poco passate le 16 di ieri in viale Monza 2, uno stabile di vetro in ristrutturazione conosciuto come «Palazzo di fuoco» che, per un ghiribizzo architettonico, oscilla tra i dieci piani - quelli affacciati sull'arcinota piazzale Loreto - e i sei delle due strade laterali, da un parte appunto il viale Monza e dall'altra via Padova. L'ultima vittima sul lavoro è morta poco prima delle 14 qui, nel cuore pulsante e trafficato a tutte le ore della Milano in espansione, quella del quartiere «NoLo» (acronimo di «Nord di Loreto»), a nord est di Milano. L'uomo deceduto si chiama Jaroslav Marnka, ha 55 anni e origini slovacche. Insieme a M.L., un connazionale di 26 anni, Jaroslav stava lavorando proprio sul tetto di uno dei nuovi ascensori di questo palazzo, al quinto piano, quando la cabina si è sganciata da un'altezza di oltre 20 metri ed è precipitata nel vuoto trascinando i due uomini con sé. Le urla coperte dal rumore del cantiere, il tonfo sordo, il silenzio del dramma. Jaroslav è morto sul colpo, mentre il collega, che all'arrivo delle ambulanze ancora respirava ma non era cosciente, è stato trasportato d'urgenza all'ospedale Niguarda dov'è ricoverato in condizioni gravissime. Ha un violentissimo trauma al volto, diversi traumi al torace, al bacino e a una gamba, i medici disperano di potergli salvare la vita.

Committente della ristrutturazione dell'edificio è la società «Kryalos Sgr spa» del gruppo Percassi, uno dei più importanti del mercato immobiliare italiano e, secondo quanto riferito dagli investigatori della questura, proprietario del palazzo dove è avvenuto l'incidente e anche appaltatore dei lavori per gli ascensori alla società per cui lavoravano i due operai, la «Schindler» di Concorezzo (Monza e Brianza).

Immediatamente dopo l'incidente la polizia ha sentito i colleghi dei due operai. Alcuni di loro, particolarmente provati da quanto accaduto, hanno però raccolto le forze perché ci hanno tenuto a sottolineare che il morto e il ferito erano veri esperti nel loro lavoro. E che se nel momento dell'incidente i due sloveni non erano legati alle corde di sicurezza, era stato perché, in quella fase, cioè mentre si lavora sul tetto dell'elevatore, una tale precauzione solitamente non sarebbe prevista. A mantenere ferma la cabina in casi come questi viene usato infatti un verricello, cioè una macchina che, grazie a un supporto orizzontale, regge o comunque tiene fermo qualcosa sospeso nel vuoto.

Secondo i successivi accertamenti della polizia, della Locale, dell'Ats e della squadra di polizia giudiziaria del sesto dipartimento della Procura è proprio questo macchinario, il verricello, che ieri, per ragioni ancora sconosciute, si sarebbe rotto o comunque avrebbe ceduto, causando la tragedia.

«Stavano installando un ascensore nuovo, ne avevano già installati altri due senza alcun problema. Erano entrambi in gamba, molto capaci. Jaroslav era un tecnico specializzato, faceva questo mestiere da anni» hanno dichiarato gli operai del cantiere.

La Procura di Milano ha disposto immediatamente l'autopsia sul cadavere dell'operaio sloveno, quindi ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.

Gli inquirenti hanno sequestrato tutta la colonna su cui avrebbe dovuto muoversi l'ascensore una volta installato e nei prossimi giorni dovranno appurare per quale ragione il verricello che lo sosteneva ha ceduto.

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