Cairo incorna Matteo: non impara dagli errori

Il patròn di Rcs, La7 e Toro impietoso con l'ex premier: bravo a comunicare ma produce poco

Cairo incorna Matteo: non impara dagli errori

Roma - Chi ha il privilegio di lavorarci a stretto contatto di gomito, al di là dell'ammirazione per l'imprenditore di successo, pare resti ammaliato dalla sua capacità di lavoro, dall'energia, dal magico tocco di problem solving.

Urbano Cairo, ormai alle soglie del sessantesimo compleanno, ha realizzato quasi tutti i sogni di quel timido ma simpatico soldatino di leva appena uscito dalla Bocconi che in via Rovani incontrò per un colloquio Silvio Berlusconi, uscendone come assistente personale (era il 1981). Mentore e maestro, il patròn di Fininvest resta per Cairo «un grande innovatore in ogni campo in cui ha operato». Ma a chi sospetta che nella sua parabola si annidi il desiderio di seguirne l'esempio anche in politica, il presidente Rcs non consente illazioni di sorta e, come in una recente intervista rilasciata al sito Linkiesta, tiene a precisare di non «lavorare più con lui da ventidue anni». Come se ogni paragone gli andasse stretto.

Di sicuro, Cairo è un gran risanatore di aziende editoriali, mondo nel quale entrò ufficialmente nel 1999 con l'acquisizione della Giorgio Mondadori. Dopo i successi della Cairo Editore, bissati con la vitalità televisiva de La7, oggi gode anche dell'attivo riportato in Rcs in soli otto mesi. Esattamente come per la tv che durante il renzismo imperante ha saputo guadagnarsi grandi fette di mercato grazie a una linea non proprio «prona» al leader pd. Cui il presidente del Toro guarda con immutato occhio critico. «In questi tre anni - dice a Linkiesta - Renzi ha investito. Ma in termini di fatturato, utili e sviluppo non si sono viste cose splendide. La Spagna ha fatto meglio, per dire. E alla fine il malcontento tracima, i giovani non trovano lavoro e il voto di protesta esplode. Renzi dice che questo accade perché ha comunicato male. Storie. Lui è bravo a comunicare, dovrebbe guardare altrove». Giudizio impietoso, ma corretto, di un esperto di comunicazione. Che sembra inviare un messaggio preciso: saper comunicare non basta, anzi diventa controproducente, se non poggia su solide basi concrete. Fare promesse senza fatti non si può.

Messaggio chiaro, per l'ex premier, dall'imprenditore che ha saputo ottenere risultati insperati ma incontrovertibili, come i tre milioni e mezzo di utili della Rcs contro i 175,5 milioni di disavanzo registrati nel

2015. O la vittoriosa cura anti-sprechi a La7. «I giornali sono forti quando sono liberi - è il suo credo -. E per essere liberi devono avere i conti a posto». Una metafora da applicare anche in politica, non ci sono dubbi.

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