Politica

Calabria, non solo vitalizi: altri soldi per gli ex consiglieri

Assegnato anche per il 2019 un contributo di 80mila euro all'associazione che riunisce i politici rimasti fuori dal palazzo. E il cui scopo principale è difendere le 'pensioni speciali'. In una sola legislatura il finanziamento ha raggiunto i 400mila euro

Palazzo Campanella, sede del consiglio regionale calabrese
Palazzo Campanella, sede del consiglio regionale calabrese

Oltre ai vitalizi c'è di più. La Calabria è la regione più povera e sottosviluppata d'Italia, alle prese con emergenze che vanno dalla sanità in default alla disoccupazione dilagante, ma evidentemente può permettersi il lusso di erogare finanziamenti anche ai politici in 'pensione'; quelli, per intenderci, che già percepiscono il vitalizio.

Come avviene ormai dal 2001, anche quest'anno Palazzo Campanella (sede dell'assemblea legislativa) ha assegnato un sostanzioso contributo economico alla 'Associazione fra ex consiglieri regionali della Calabria'. Con un atto firmato lo scorso giugno dal dirigente del settore Bilancio e ragioneria, il parlamentino regionale ha dato il via libera a un finanziamento di 80mila euro per l'anno 2019 a favore dell'organismo che riunisce tutti i politici con un passato nella massima istituzione calabrese.

La storia si ripete sempre uguale dal lontano 2001, anno in cui il Consiglio ha approvato una legge (la numero 3) che riconosce formalmente l'associazione degli ex, fondata nel maggio del 1988.
Quella norma, varata prima dell'entrata in vigore dell'euro, stabilisce un contributo annuale di 200 milioni di vecchie lire, poi convertiti in 103.291 euro. Da un paio d'anni a questa parte, tuttavia, il contributo è stato diminuito a 80mila euro. La somma produce comunque una cifra ragguardevole. Nella sola legislatura in corso, iniziata nel 2014, gli ex consiglieri hanno incamerato fondi che si aggirano sui 400mila euro. Si calcola che, dal 2001 a oggi, l'associazione potrebbe aver usufruito di risorse che superano il milione e mezzo di euro.

Ma di cosa si occupa, di preciso, questa associazione? E perché i contribuenti calabresi devono finanziarla? Le finalità sono elencate nella stessa legge del 2001: l'organismo mira, tra l'altro, a “conservare e rendere operante il vincolo di colleganza e di solidarietà al di sopra di ogni diversità di posizioni politiche”, a “sostenere ed esaltare l'ente Regione e la sua funzione in difesa della democrazia mediante attività di studio e divulgazione, conferenze, convegni, manifestazioni varie, pubblicazioni”, a “stimolare e facilitare i rapporti degli ex consiglieri regionali con il Consiglio e gli altri organi regionali” e, soprattutto, a “tutelarne gli interessi derivanti dall'esercizio e dalla cessazione della loro carica consiliare”.

Quest'ultimo passaggio, in particolare, spiega bene quella che è stata forse la mission principale dell'associazione, da sempre in prima linea per la difesa dei cosiddetti “diritti acquisiti” e della intangibilità dei vitalizi.
In pratica, i contribuenti calabresi hanno continuato a finanziare un organismo che mirava a mettere al riparo le 'pensioni' degli ex consiglieri da possibili spending review. Un vero e proprio paradosso.
I vitalizi, sulla scia di quanto già avvenuto in Parlamento, sono stati rideterminati pochi mesi fa anche dal consiglio calabrese, in virtù dell'accordo – siglato lo scorso 3 aprile in Conferenza Stato-Regioni – che introduce il ricalcolo con il sistema contributivo.

Ma l'associazione degli ex consiglieri è ancora in campo e potrà comunque dedicarsi alla sua semisconosciuta attività convegnistica, alla pubblicazione di libri e alle sue saltuarie conferenze stampa.

Il tutto a un costo di 80mila euro l'anno, per una cifra totale da capogiro.

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