Elezioni politiche 2022

"Al governo anche con la Meloni". L'incredibile apertura di Calenda

Il leader di Azione prosegue col suo (strategico) invito al dialogo alle altre forze politiche e auspica un esecutivo di larghissima maggioranza su esempio del governo Draghi ma con FdI dentro

"Al governo anche con la Meloni". L'incredibile apertura di Calenda

Nella campagna elettorale dei tarocchi c'è Giuseppe Conte "l'Eremita", che finge di voler andare da solo ma sarà pronto a salire su qualsiasi carro verrà, Enrico Letta "la Torre", rinchiuso nei vecchi schemi mentali del Pd unico baluardo contro il male assoluto. Ora c'è anche Carlo Calenda "il Bagatto", col suo proattivismo e il suo istinto creatore di dialoghi e confronti con tutti. Adesso persino con Giorgia Meloni.

Il leader di Azione, all'indomani del Forum Ambrosetti dove ha fatto incetta di applausi, in un'intervista a Rtl ha ribadito l'impronta "pontificia" della sua campagna elettorale. Nega la possibilità di una alleanza col Pd dopo il risultato delle urne ("Altrimenti l'avrei fatta prima", dice) e apre ad una larghissima coalizione sull'esempio del governo Draghi. Larghissima perché aperta davvero a tutti: "Il mio non è 'un mai con il Pd', ma penso che vada rifatto un governo di unità nazionale, e mi auguro che dentro ci sia anche la Meloni".

Calenda, ha rinnovato poi l'invito all'incontro/scontro con gli altri leader per affrontare i temi della crisi energetica, dopo che già nei giorni scorsi aveva proposto di sospendere per un giorno la campagna elettorale e dedicarsi al caro bollette: "Ho detto a tutti gli altri leader 'vediamoci un attimo e troviamo una soluzione e tutti insieme chiediamo a Draghi un intervento' contro il caro bollette, mi hanno risposto tutti tranne Letta - ha confessato -. Meloni mi ha detto 'vediamoci oggi', 5 settembre, e io ho detto che sono pronto, chi c'è c'è ma poi nessun segnale".

La "responsabilità" di Calenda

Con un approccio da "nomen omen" visto il nome del suo partito, Calenda ha intenzione di continuare a giocare la carta dell'azione (appunto) costruttiva, contrapposta a quella della polarizzazione che sia il Pd di Letta sia il centrodestra vogliono giocare poiché, sondaggi alla mano e con le elezioni ormai imminenti, pensano che possa premiarli di più.

Ma la strategia di Calenda è evidentemente velenosa. Mostrandosi "responsabile" intende concentrare su di sé il consenso di quelle categorie di moderati che preferiscono i toni morbidi alle trincee ideologiche. Anche perché come potrebbero realisticamente parlando i dem prendere sul serio i suoi inviti al dialogo dopo il tradimento elettorale di appena poche settimane fa? E come potrebbe il centrodestra che alle urne dovrà solo calciare un rigore a porta vuota legittimare un Terzo polo che deve ancora misurarsi con la prova elettorale quando rischia di avere una maggioranza così schiacciante da poter formare un governo forte di coalizione (che già di per sé di dialogo ha molto bisogno, ma al suo interno)?

Insomma, Calenda vorrebbe fare il Bagatto, ma se fosse davvero un tarocco sarebbe l'Appeso, in mezzo tra i due fuochi ed eternamente sospeso tra il pentimento per non aver concluso prima accordi "governisti" e l'egocentrismo che contraddistingue tanto il suo background quanto quello del suo uomo-ombra: Matteo Renzi.

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