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Calenda si smaschera: ora sta con Pd e 5 Stelle. "Fdi? Bulli e fascisti"

Il leader di Azione voterà contro Delmastro e sposa il salario minimo. L'imbarazzo dei suoi

Calenda si smaschera: ora sta con Pd e 5 Stelle. "Fdi? Bulli e fascisti"

Carlo Calenda è di centrosinistra e, nonostante i tanti tentativi di barcamenarsi tra posizioni diverse, non riesce a nasconderlo. Con l'intervista rilasciata al Corriere della Sera, il leader di Azione ha gettato a terra le sue vere carte, smettendo, in realtà per l'ennesima volta, di recitare la parte del moderato, liberale e garantista. L' esponente del Terzo polo ha detto sì alla mozione del Pd per chiedere la sfiducia del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, che è finito al centro delle attenzioni dell'opposizione dopo le dichiarazioni in Aula del deputato Giovanni Donzelli sul caso Cospito. Il sospetto su un malcelato giustizialismo calendiano era venuto a parecchi in tempi non sospetti, per esempio con alcune dichiarazioni rilasciate durante la sfida per le elezioni regionali in Sicilia. Essendo Calenda il leader di Azione, queste posizioni possono così conciliarsi con quelle che dovrebbero avere in merito Mara Carfagna, Mariastella Gelmini ed Enrico Costa, che del garantismo avevano fatto una cifra stilistica e che ora immaginiamo possano provare un certo imbarazzo.

Calenda, in un passaggio della stessa intervista, ha anche espresso parere favorevole a una legge sul salario minimo, storica battaglia pentastellata. Un provvedimento che l'ex candidato a sindaco di Roma aveva osteggiato o comunque relativizzato sino a poco tempo da. Per accorgersene, basta riprendere le dichiarazioni dello stesso Calenda al Forum Ansa del giugno scorso: «Io sono favorevole al salario minimo - aveva detto - , perché oggi uno dei mali occidentali sono le persone che lavorano ma sono povere e questo è inaccettabile. Va fissato un salario minimo, non per legge - aveva specificato - , ma con criteri di determinazione fissati da tecnici indipendenti e non dalla politica». Adesso il vertice di Azione ha cambiato idea pure su questo, dicendosi certo che saranno i sindacati a frapporsi. Essere ondivago: un tratto politico che, con questo protagonista, non è raro constatare. L'ex ministro allo Sviluppo economico deve aver immaginato una strategia simile a quella di Giuseppe Conte, che da un lato cerca di smarcarsi dal Partito Democratico, mentre dall'altro finisce spesso per sposare le istanze dem in maniera a-critica. Il politico romano ha finito così per sintonizzarsi sui toni e sui temi degli scranni del resto della minoranza, compresi quelli usati dall'Alleanza Sinistra-Verdi. «Di fronte all'incredibile copertura offerta dalla presidente del Consiglio Meloni ai due esponenti di Fratelli d'Italia, non resta che insistere nella nostra denuncia: il comportamento dei due coinquilini li rende inaffidabili, hanno rotto la catena di garanzie istituzionali che è a fondamento dello Stato di diritto», ha dichiarato Marco Grimaldi, che è il vice-capogruppo di Avs alla Camera. Sono i compagni di viaggio che l'ex parlamentare europeo non ha voluto sino alla scorsa campagna per le elezioni politiche di settembre. Sul finale di giornata, l'ex deputato Ue attacca pure Forza Italia, definendolo un «partito morto» e augurandosi che Matteo Renzi non ci perda un «tempo» che sarebbe «perso». La chiosa da «liberale» arriva a Metropolis, su Repubblica.it: «Fdi ha un atteggiamento bullesco, di quelli che arrivano e dicono ora comandiamo noi. Evito di parlare di fascismo ma nel loro caso è così». L'ennesima boutade senza senso.

In fin dei conti, di moderato in Caldenda c'è meno di niente.

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