Calenda spara su Vivendi: trattati come una colonia

Calenda spara  su Vivendi: trattati come  una colonia

Carlo Calenda torna a sparare a zero contro la condotta della francese Vivendi nella scalata a Tim. «Un'azienda che fa un investimento in telecomunicazioni e ha doveri di notifica di aver preso il controllo e non lo fa, ci ha trattato come se fossimo la Guyana francese». In sostanza, anche se Calenda non usa queste parole, come se l'Italia fosse una colonia.

Questa azienda «va presa, portata al tavolo, va esercitata il golden power e va fatto tutto il processo per far capire che siamo un Paese serio. Lì c'è l'interesse nazionale», ha incalzato il ministro quando mancavano meno di 24 ore al secondo vertice - atteso per oggi - con l'amministratore delegato di Tim, Amos Genish, manager di fiducia del raider bretone nonché presidente di Vivendi, Vincent Bolloré. Vivendi, che aveva tentato anche la scalata a Mediaset, è primo socio di Tim con il 24% circa e il governo ha deciso di esercitare il golden power a difesa degli asset di interesse nazionale: in gioco ci sono non solo le due controllate strategiche sul fronte della sicurezza Telsi e Sparkle ma lo stesso destino della rete Tim. Un asset che il governo vorrebbe integrare con l'infrastruttura di Open Fiber, così da fare un unico campione nazionale sul modello di quanto accade con Terna per l'energia.

Giovedì Genish aveva aperto alla possibilità che Tim rinunci a detenere il 100% della rete, mettendo però come paletto quello di mantenerne il controllo. In sostanza Tim non chiude più le porte a una possibile societarizzazione della rete. «Non difendiamo l'italianità ma l'interesse nazionale», ha chiarito il ministro, citando l'esempio del made in Italy.

«I francesi hanno comprato molte aziende della moda che sono cresciute a livello di utili e di personale e le hanno comprate loro perché gli italiani quel salto non l'hanno saputo fare». Invece, ha aggiunto riferendosi alla scalata di Vivendi «un'azienda che viene qui, prende i brevetti e li sposta, quello è predatorio». Lo scontro resta aperto.

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