Caliendo: "Ecco come si fermano le porte girevoli delle toghe"

Il senatore di Forza Italia Giacomo Caliendo spiega quali sono i punti decisivi della riforma della Giustizia

Caliendo: "Ecco come si fermano le porte girevoli delle toghe"

È caos sulla riforma della Giustizia, già approvata dal Governo e che ha come scadenza per essere varata – come deciso dal Consiglio dei Ministri – la fine di marzo. Se le parole del Presidente Sergio Mattarella durante il discorso di insediamento non hanno lasciato dubbi sull’urgenza di un processo rivoluzionario del Csm - al fine di renderlo un organo terzo, imparziale ed estraneo alla politica - i dubbi di partiti e correnti sono ancora molti. Ne abbiamo parlato con il Senatore di Forza Italia Giacomo Caliendo, giudice che ha ricoperto in passato le cariche di componente del Consiglio Superiore della Magistratura e Sottosegretario al Ministro della Giustizia durante tutto il governo Berlusconi IV.

Il centrodestra ha richiesto delle commissioni d’inchiesta parlamentari, crede sia giusto indagare sugli scandali giudiziari degli ultimi tempi?

"Per quanto riguarda la Commissione di inchiesta parlamentare, di cui anch’io – insieme alla Presidente del Gruppo in Senato di Forza Italia Annamaria Bernini – ne sono proponente, ne abbiamo discusso in questa settimana. Tenuto conto del tempo a disposizione, se si dovesse approvare, diventa una necessità scegliere la linea indicata dalla proposta della Bernini, questo perché si tratta di una commissione monocamerale e quindi avrebbe la tempistica giusta di essere attualizzato, altrimenti no. In ogni caso, dobbiamo ancora continuare la discussione sul tema".

Magistrati che diventano politici e politici che tornano a fare i giudici. Come fermare la giostra?

"Per quanto concerne le cosiddette “porte girevoli”, già in passato mi dedicai alla cosa. Era la XVII Legislatura, quando l’11 marzo 2014 venne approvata all’unanimità la mia domanda per l’ineleggibilità e l’incompatibilità dei magistrati cessati da cariche politiche. Quella domanda finì poi alla Camera, dove restò per quasi tre anni, inserendo 2 o 3 modifiche. All’epoca c’era come Presidente della Commissione l’Onorevole Ferranti e di fatto si fermò lì e non venne portata avanti. In questa legislatura l’ho presentata nuovamente e ciò che ha approvato il Governo nella Riforma del Csm ne condivide la struttura e i testi sono similari. La bozza del Governo sostiene infatti che i magistrati che hanno ricoperto cariche elettive di qualunque tipo o incarichi di governo, che siano nazionali, regionali o locali, al termine del mandato non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale".

Quindi separazione delle carriere?

"La definizione giusta è separazione delle funzioni, le carriere non c’entrano niente. Fino ad ora si poteva cambiare funzione, appunto, 4 volte, decidendo se essere pm o giudice. Sia Bonafede che Cartabia avevano già proposto di limitare a 2 volte la possibilità di cambio, mentre Forza Italia aveva proposto un solo cambio. Ad oggi, se il referendum – che è stato approvato – passa, non è altro che questo.

Sul Csm Forza Italia non è convinta del “sorteggio”. Perché?

"Nonostante il Governo sulla riforma del sistema elettorale abbia optato per il “sorteggio”, penso che andrà approfondito. Questo perché la dottrina dice che dopo questa operazione si debba andare a una sorta di primarie dove gli elettori esprimono un voto di consenso, e quelli che hanno più voti risulteranno i candidati da eleggere poi nel Csm. Per evitare ciò Forza Italia ha proposto il “sorteggio temperato”: basta sorteggiare due o tre nomi per un posto e sottoporli direttamente all’elezione dei magistrati. Personalmente ritengo la tesi del sorteggio puro incostituzionale e, dalla mia, ho rilanciato come ipotesi quella del “sistema elettorale panachage”, che già esiste in alcuni paesi come il Portogallo".

Di cosa si tratta?

"Il principio fondamentale sta nel fatto che nelle proporzionali previste si esprime la preferenza per un candidato della propria lista di appartenenza, ma anche una seconda preferenza per un altro candidato appartenente a una lista diversa. Questo sistema garantirebbe persone gradite agli elettori e la quasi impossibilità di prevedere il risultato".

Il sistema binominale avvantaggia quindi le logiche correntizie?

"Il sistema binominale sui collegi porta alla conclusione che i primi due candidati saranno eletti, e questo vale per i 14 componenti del Consiglio Superiore, e i candidati arriveranno sicuramente dalle due correnti maggioritarie della Magistratura. Il 15esimo sarà preso come il miglior perdente. Di conseguenza verrà introdotto un sistema proporzionale per gli ultimi 6 che non sono presenti nelle liste, ma siccome i candidati ad oggi si possono apparentare, è evidente che ciò avverrà. In questo modo tutti i candidati cercheranno consensi – come è giusto che sia – ma sarà molto difficile non andare anche dai segretari di corrente che hanno molta influenza".

Quindi no alle correnti della Magistratura?

"Io non demonizzo le correnti, sono stato fondatore di una corrente che è ancora la corrente di maggioranza relativa. Ma la mia posizione è sempre stata unica, io credo che la corrente sia un fatto ideale. A dimostrazione di ciò, infatti, quando arrivai al Consiglio Superiore posi subito un primo problema che riguardava le nomine a pacchetto".

Citate anche dal Presidente Mattarella nel discorso di insediamento…

"Esatto. Le nomine a pacchetto altro non si tratta di rinviare nomine di alcuni dirigenti per accorparli ad altri e nominarli al momento giusto e in questo modo c’era, e c’è ancora, la possibilità di creare scambi e favori. All’epoca proposi la normativa, che passò con una circolare del consiglio, e aveva come l’oggetto che il bando di concorso si potesse fare nei 6 mesi prima, introducendo quindi l’obbligo di fare i nomi in questo lasso di tempo; questo per evitare che i nomi potessero essere “usati all’occorrenza”. Ancora oggi è così, ma è rimasta solo la forma e non è più vincolante: se non arginiamo questo aspetto, non possiamo arginare le nomine a pacchetto.

Prima ha citato i referendum: pensa siano uno strumento utile per il processo di rivoluzione del sistema giudiziario?

"Alla base io credo che la giustizia, complessivamente, sia giustizia solo se si bada ai diritti delle persone per garantire il massimo ai cittadini.

Tutto ciò che è giustizialismo appartiene a un metodo che non mi convince e lo trovo del tutto incostituzionale, motivo per cui non viene previsto e tocca camuffarlo poi con altre esperienze. Detto ciò, è palese che tutto non si può risolvere con i referendum, ma almeno 2-3 di essi potrebbero esserci e portare giuste correzioni e precisazioni al sistema".

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