Il califfo canadese dietro la strage di italiani

Al-Haneef ha la doppia nazionalità: è il regista della mattanza al ristorante di Dacca

Luigi Guelpa

Tocca al ministro della difesa bengalese Tarique Ahmed Siddique uscire allo scoperto e confermare un'indiscrezione pubblicata dal Giornale addirittura lo scorso 2 luglio, poche ore dopo la mattanza degli italiani. La mente della strage all'Holey Artisan Bakery, dove un commando di almeno 5 uomini massacrò 22 persone, tra cui 9 nostri connazionali, è Shaykh Abu Ibrahim al-Haneef, 31 anni, al secolo Tamim Chowdhury, in possesso di doppia nazionalità canadese e del Bangladesh. «Non abbiamo più alcun dubbio - ha rivelato ieri il generale Siddique - ci vorrà tempo, ma riusciremo a catturarlo».

Gli inquirenti sono risaliti in via ufficiale all'uomo, sul quale stavano indagando da tempo, dopo il blitz antiterrorismo di mercoledì nella zona di Kalyanpur, dove sono stati uccisi 9 miliziani appartenenti al suo gruppo, «Jamaat Ul Mujaheddin Bangladesh». La cellula, di origini qaediste, ha giurato fedeltà al Califfato circa un anno e mezzo fa. Chowdhury è a tutti gli effetti il coordinatore delle attività di Al Baghdadi in Bangladesh, e durante uno dei sermoni per arringare proseliti ha dichiarato che «l'Isis sta per espandersi in India, Bangladesh e Indonesia per costruire una nuova provincia del Califfato». Progetto delirante che ricalca quello di espansione degli uomini col drappo nero nella Spagna del sud e in Marocco. Oltre al massacro del caffè di Dacca, Chowdhury sarebbe anche responsabile di un attacco (3 morti e 14 feriti) durante l'Eid al-Fitr (fine del Ramadan) il 6 luglio a Kishoreganj, a circa 140 chilometri dalla capitale Dacca. In quella circostanza due agenti di polizia e una donna rimasero dilaniati da un'esplosione nei pressi di una moschea.

Polizia e servizi di intelligence gli stanno dando la caccia. Chowdhury si troverebbe ancora in Bangladesh, forse nel distretto di Madaripur, dopo essere tornato 3 anni fa da Windsor, località canadese di 200mila abitanti. Nella regione dell'Ontario veniva considerato un uomo «tranquillo, riservato e cordiale». L'esatto opposto del soggetto crudele e senza scrupoli annunciato ufficialmente dall'Isis lo scorso aprile sulle pagine della rivista jihadista Dabiq. «Parleremo con azioni sempre più eclatanti. I nostri soldati stanno affilando i coltelli per sgozzare gli atei, chi deride il profeta e ogni apostata presente nella regione».

L'esercito di Chowdhury alias Al Haneef è composto da poco più di 2mila uomini, si apprende da fonti governative bengalesi. Molti di loro arrivano da Pakistan, Iraq, Afghanistan e Siria, ma non mancano alcuni «amici» dello stesso Al Haneef provenienti dal Canada, sistemati nelle posizioni strategiche e di rilievo dell'organizzazione. Nel mirino di «Jamaat Ul Mujaheddin Bangladesh» ci sono induisti, cristiani, buddisti, docenti universitari, stranieri e persino medici e infermieri.

Nel farneticante progetto dell'organizzazione del «califfo canadese» c'è infatti l'annientamento di ogni organizzazione umanitaria e sanitaria che opera in Bangladesh. «Con i loro veleni racconta il leader jihadista riferendosi ai vaccini e ai medicinali - indeboliscono i bambini, fino a renderli inadeguati a intraprendere la strada del jihad».

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