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Camere, scontro sui presidenti: i partiti votano scheda bianca

Oggi si insediano le nuove Camere. Ma non c'è ancora un accordo sulle presidenze. Salvini: "Cerchiamo personalità condivise". Ma Pd e M5S fanno muro

Camere, scontro sui presidenti: i partiti votano scheda bianca

Si tratta a oltranza. Ma la partita è tutta in salita. Nonostante i tentativi del centrodestra di mediare con tutti i partiti, il Movimento 5 Stelle ha fatto saltare il banco per opporsi alla nomina di Paolo Romani presidente del Senato. "Dobbiamo cercare personalità condivise per il Senato e per la Camera - chiede Matteo Salvini a Repubblica - condivise nel modo più largo possibile, anche con il Pd". Ma anche quest'ultimo appello cade nel vuoto. Tanto che tutti i partiti decidono di votare scheda bianca alle prime votazioni.

"Il tango si balla in due. È basato sull'improvvisazione, caratterizzato da eleganza e signoria. Se non lo si balla bene si risulta sgraziati e fuori luogo. Il passo base del tango è il passo verso di sé e la...". Su Twitter Beppe Grillo posta, sibillino, il brano di Astor Piazzolla Libertango. Una citazione che non arriva a caso. La posta, infatti, qualche ora prima che inizino le votazioni per eleggere i presidenti di Camera e Senato, un momento delicato perché tra i pentastellati e il centrodestra non è ancora stato raggiunto un accordo sui nomi da votare. "Non parleremo mai con il signor B", sbraita il senatore grillino Nicola Morra. Nonostante l'apertura di Silvio Berlusconi a trattare con tutte le forza politiche, Luigi Di Maio e compagni continuano, infatti, a scappare

Dai gruppi pentastellati arrivano solo segnali di guerra. "Io un Nazareno bis non lo farò mai - promette ai suoi Di Maio - non porterò mai il M5s a fare una cosa del genere". E Danilo Toninelli, neo capogruppo al Senato, è ancora più lapidario: "Non riabilitiamo Berlusconi". Per Giorgia Meloni il centrodestra ha fatto del suo meglio per cercare una soluzione che rispettasse il voto degli italiani. "Lo stallo è dovuto ad alcune impuntature infantili del M5S, mentre noi abbiamo dimostrato grande apertura", commenta la leader di Fratelli d'Italia garantendo comunque che si continuerà a lavorare per avere un Parlamento funzionante nel minor tempo possibile. Anche i Cinque Stelle si dicono disponibili a non chiudere il dialogo. Gli interlocutori per loro, però, restano per il Pd Maurizio Martina e per la Lega Matteo Salvini.

Per il momento, restano le candidature di Paolo Romani al Senato e Roberto Fico alla Camera, ma tutto è in itinere. Soprattutto dopo che Matteo Salvini ha deciso di lanciare Anna Maria Bernini a Palazzo Madama. La senatrice azzurra ha raccolto 57 voti nella seconda votazione.

La situazione potrebbe cambiare domani, soprattutto a Palazzo Madama, dove al terzo scrutinio il quorum si abbassa, passando dalla maggioranza assoluta dei componenti (almeno 161 voti) alla maggioranza assoluta dei voti dei presenti (schede bianche comprese). Ma servirà comunque un'intesa tra le forze politiche per raggiungere l'asticella richiesta. Se Forza Italia dovesse insistere su Romani come candidato alla presidenza del Senato e il Pd indicare Luigi Zanda, i Cinque Stelle sarebbero pronti a votare l'esponente dem. "Un po' come accadde nel 2013 - spiega una fonte autorevole del M5s - quando si doveva scegliere tra Renato Schifani e Pietro Grasso". Con la differenza, viene sottolineato, che allora il voto per Grasso di alcuni 5 stelle provocò il primo terremoto dentro M5s con i primi espulsi, mentre adesso la scelta è avallata dai vertici.

Del tutto improbabile invece, tanto più in mancanza di un accordo, che si arrivi all'elezione del nuovo presidente della Camera nel terzo scrutinio di domani dal momento che il quorum richiesto resta alto: la maggioranza dei due terzi dei voti contando tra i voti anche le schede bianche.

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