Cameron sfida il "politically correct": giro di vite anti-islam

La stampa anticipa un piano che prevede tra l'altro il divieto agli estremisti di lavorare con i bambini. Sostieni il reportage

Cameron sfida il "politically correct": giro di vite anti-islam

Giro di vite contro l'estremismo islamico in Gran Bretagna. È il progetto del premier David Cameron, che per l'occasione ignorerà volentieri gli strali dei sacerdoti del politicamente corretto. Misure severe e senza precedenti verranno prese per invertire una tendenza pericolosa, quella che ha spinto finora oltre 700 giovani muniti di passaporto di Sua Maestà a partire per la Siria e l'Iraq con l'intenzione di parteciapre alla «guerra santa» per la costruzione del Califfato proclamato da Abu Bakr al-Baghdadi.

Il messaggio che Downing Street intende mandare è che sono finiti i tempi in cui non veniva considerato importante il rispetto dei valori democratici da parte di chi vive in Gran Bretagna. Dunque l'obiettivo non è solo quello di difendere questi valori dagli estremisti religiosi che di fatto li combattono, ma anche promuoverli e far sentire che esiste una comunità, largamente maggioritaria, che intende difenderli.

La spinta decisiva verso la decisione anticipata dal Daily Telegraph , che risulta sostenuta sia dai conservatori del premier sia dai liberaldemocratici loro partner di minoranza nel governo, è stata data dalla notizia che il famigerato sgozzatore in azione nei video dell'Isis e battezzato dai media Jihadi John è un giovane di origini kuwaitiane cresciuto a Londra. Stiamo parlando di Mohammed Emwazi, il ventiseienne che due giorni fa si è fatto vivo con i familiari per chiedere scusa del disagio loro causato dalla diffusione della sua identità quale boia dello «Stato islamico»: scuse motivate, merita di essere sottolineato, non da un pentimento per il sangue orrendamente versato ma dal timore di finire all'inferno, come minaccia il Corano per quanti causano sofferenze ai propri genitori.

Vediamo dunque in cosa consistono le misure anticipate dalla stampa britannica. Anzitutto, in linea con la premessa già citata, introdurre regole più severe per la concessione della cittadinanza britannica che andranno dalla esplicita condivisione dei «valori britannici» alla conoscenza della lingua inglese. Inoltre, limitare l'influenza delle «corti della sharia», quei tribunali islamici dei quali è stata (piuttosto incredibilmente in verità) fin qui tollerata nel Regno Unito una giurisdizione di fatto su una serie di questioni considerate interne alla comunità musulmana: ora si dovrebbe mettere fine - o almeno seri limiti - a questa pericolosa aberrazione. Dovrebbe inoltre essere vietato a persone conosciute come estremisti islamici di lavorare con i bambini senza sorveglianza, soprattutto nelle scuole: questo, ovviamente, per contrastare l'azione di indottrinamento al fanatismo islamico. La partecipazione di cosiddetti «esperti di islam» a incontri con gli studenti nelle scuole britanniche è un fenomeno in crescita che comprensibilmente crea sempre più diffusa preoccupazione.

La conoscenza della lingua non sarà elemento determinante solo per la concessione della cittadinanza, ma anche per ottenere prestazioni dello stato sociale: la logica di questa misura è evitare di alimentare la creazione di minoranze non integrate, le quali diventano facile obiettivo della propaganda fondamentalista.

Le

misure contro l'integralismo islamico dovrebbero essere rese ufficialmente pubbliche prima delle prossime elezioni politiche fissate per il mese di maggio e non è escluso che possano diventare legge dello Stato immediatamente.

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