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Camici bianchi in rivolta: "Prima noi"

Bonaccini: "Un accordo per coinvolgerli". Loro: "Immunizzateci"

Camici bianchi in rivolta: "Prima noi"

Coinvolgere i medici di famiglia per la campagna vaccinale. Soltanto con l'apporto degli oltre 45mila camici bianchi di base distribuiti sul territorio in modo capillare è ipotizzabile che si possa raggiungere il traguardo di 21,5 milioni di vaccinati entro maggio.

E ieri è stato il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna, a confermare la disponibilità «a collaborare perché si possa fare un accordo quadro con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta per coinvolgerli in questo importante sforzo collettivo». Per ora infatti la profilassi è stata eseguita nelle strutture ospedaliere ma per le prossime fasi sarà necessaria una distribuzione più capillare.

Ma i medici di base sono disponibili? Certamente purché ovviamente venga prima somministrato a loro il vaccino mentre anche in questo caso le regioni stanno procedendo in modo diverso. Da Napoli Luigi De Lucia, segretario campano del Sindacato medici italiani (Smi), denuncia che «mentre in queste ore all'Ospedale del Mare di Napoli ci sono lunghe file con appartenenti a tutte le categorie sanitarie, specialisti ambulatoriali, personale amministrativo, medici del 118, per la vaccinazione anti Covid, nessuno medico di famiglia viene vaccinato: è una vergogna». E De Lucia si chiede «come potremo vaccinare nei nostri studi gli ultra ottantenni se prima non siamo vaccinati?». Diversa la situazione in Piemonte dove ieri è stata avviata la sessione di vaccinazioni dedicata ai medici di medicina generale ed ai pediatri di libera scelta. Il governatore Alberto Cirio lo ha definito il Vaccine Day dei medici di base.

Piena disponibilità viene assicurata dal presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli. «Ogni risorsa professionale è utile per consentire a tutti gli italiani di potersi vaccinare- dice Anelli- È segno di saggezza, lungimiranza e di grande responsabilità da parte del governo coinvolgere i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta nella seconda fase della campagna vaccinale». Anelli sottolinea che «i loro ambulatori, con le risorse professionali e strumentali, costituiscono una macchina ben rodata, capace vaccinare milioni di italiani in breve tempo, non lontano da casa, senza sottoporli a spostamenti onerosi in termini di tempo e non possibili per tutti».

Lo scorso anno per la campagna vaccinale per l'influenza sono state vaccinate circa 11 milioni di persone in tre mesi. Quella dei medici di famiglia è una macchina potente che però richiede attenzioni.

Anche Anelli ricorda che «il coinvolgimento dei medici deve ovviamente prevedere, come fase propedeutica, la somministrazione del vaccino ai professionisti stessi, per permettere di operare in piena sicurezza per loro e per i cittadini: il vaccino è il miglior dispositivo di protezione».

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