Coronavirus

"Una campagna contro di me. Falsità da politici e giornali"

Il presidente della Regione: "Mi hanno definito razzista sfascista e poi superficiale. La Lombardia è nel mirino"

"Una campagna contro di me. Falsità da politici e giornali"

Governatore Attilio Fontana, come ha reagito quando ha saputo delle scritte contro di lei firmate da una sigla della sinistra estrema?

«Mi è dispiaciuto, dimostra che il clima non è quello giusto, che dovrebbe esserci per rispetto dei ripetuti inviti del presidente della Repubblica. È conseguenza di quel clima».

Questo clima è stato assecondato? Qualcuno ha parlato di genocidio, o vi ha definito dei «serial killer».

«Se queste cose vengono dette dai giornali o nelle istituzioni, il clima non può che peggiorare».

Lei ha un profilo istituzionale, su di lei si è scaricata un'ostilità rivolta alla Lega?

«Questo attacco ha natura politica. Non mi sembra che ci siano dubbi: le accuse sono infondate o fondate su menzogne. Tutto viene visto in modo negativo. Ma vorrei sottolineare che alla fine questo clima si riversa contro la Lombardia».

Il governo e la sinistra hanno usato molte energie per criticare la Lombardia piuttosto che per sostenerla.

«Se in un momento di emergenza drammatica, anziché riunirci e combatterla, ci si mette da subito a lanciare accuse, cercare responsabili, mettere in pessima luce chi sta lavorando, siamo su un piano che non fa il bene del Paese».

La Lombardia è nel mirino perché è l'ultimo baluardo che si oppone un'Italia centralista e statalista?

«Io dal primo giorno lavoro per ottenere l'autonomia prevista dalla Costituzione. Per questo sono stato attaccato in tutti i modi, anche con campagne stampa vergognose, è un dato di fatto».

Lei ha detto: rifarei tutto. Se cessasse questo assedio si potrebbe ragionare più serenamente?

«L'ho detto facendo rifermento alle accuse mosse, infondate. Possono esserci stati errori ma non le cose che vengono contestate. Non la zona rossa, non la Rsa, non questi».

E non la mascherina.

«Sono stato accusato di essere uno sfascista, causa di una crisi economica. Prima di essere razzista perché ho chiesto delle misure. Poi improvvisamente mi hanno accusato del contrario, di essere superficiale. Dimostra che il problema non è il merito, ciò che faccio, ma chi sono».

Qualcuno può essere passato all'attacco pensando a Milano 2021, quando l'assessore Gallera ha evocato una sua possibile corsa?

«È da chiedere a loro, a chi ha inscenato questa campagna, quali siano state le ragioni scatenanti. L'unico nostro obiettivo è affrontare i problemi, fermare il contagio e salvare vite».

Ma che spiegazioni vi siete dati? In Lombardia è solo caduta una «bomba» o ha trovato condizioni favorevoli?

«Le spiegazioni che ci hanno dato parlano di un concorso di ragioni. Intanto è provato che in alcune zone il virus circolava da parecchio, qualcuno dice da metà gennaio. Poi si è diffuso perché c'è una grande densità, mobilità. Ma una considerazione smonta ogni polemica: la provincia più colpita è Piacenza».

Che non è in Lombardia.

«La questione è di carattere geografico. Alcune zone lombarde sono state solamente sfiorate. Le nostre scelte hanno dato risultati eccellenti. L'indice di diffusione del virus oggi è tra i migliori. Noi ci siamo trovati ad affrontare una situazione che non trova paragoni, se non a Madrid, a New York. I medici raccontano che arrivavano 50-60-80 persone che non respiravano più».

Ora ripartenza. Al governo sono persuasi?

«Ripartire sì, non con tutto ma molte cose, rispettando la sicurezza finché non avremo un vaccino. Il governo? Difficile dirlo, credo che siano persuasi. Stiamo discutendo, dobbiamo trovare un accordo».

Ripartire con esami e ospedale in caso di nuove ondate?

«L'ospedale in Fiera è stata un'opera di programmazione, approvata anche dal governo, è stato fatto nelle Marche, in Emilia, a Berlino. Noi non dobbiamo ridurre il numero delle terapie intensive ma molte dovranno essere smantellate. Credo che dovremo creare altri ospedali analoghi. Solo qui la cosa è stata vista così».

I test?

«Dobbiamo dire le cose come stanno, io anche su questo mi sono attenuto alle indicazioni secondo cui i test non hanno valenza a fini diagnostici ma epidemiologici. Si è creata invece una paranoia ai cittadini: se non lo fanno si sentono in pericolo se lo fanno si sentono a posto».

Che cosa vuol dire ai lombardi?

«Che se siamo riusciti a contenere il virus lo dobbiamo ai comportamenti virtuosi, e nelle prossime settimane dobbiamo continuare. Così possiamo sconfiggerlo. Non possiamo restare chiusi in casa per mesi.

Dobbiamo conviverci rispettando le regole».

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