È vero che l'Italia non è inguaiata come Francia e Spagna ma non è proprio il momento di abbassare la guardia. A dirlo sono i dati giornalieri (1.786 nuovi casi, centro in più rispetto al giorno precedente, e 23 decessi), che registrano un incremento lento ma costante dei contagiati. E a ribadirlo sono le analisi dei contagi settimanali effettuate dalla fondazione Gimbe.
Negli ultimi sette giorni hanno continuato a salire i nuovi casi di coronavirus e si è ampliato ancora il bacino degli «attualmente positivi» (45.489). E si registrano numeri in crescita costante sul fronte ospedaliero: +382 pazienti ricoverati con sintomi e +38 in terapia intensiva, mentre tornano a salire i decessi (+35).
La priorità quindi diventa una: evitare i sovraccarichi del sistema sanitario e prevenire la seconda ondata. Tuttavia i sovraccarichi di lavoro cominciano già ad esserci, non tanto nei reparti e nelle terapie intensive, quanto dai medici di base, dai pediatri e nei pronto soccorso pediatrici. Per due linee di febbre e un colpo di tosse, i genitori chiedono una visita per i bambini. Non si tratta di mamme inutilmente apprensive: è la procedura a chiedere la consulenza del medico per la riammissione a scuola. L'esigenza di essere scrupolosi crea intoppi, sempre di più.
«Tutti devono fare la loro parte - spiega Nino Cartabellotta, presidente della fondazione - con il potenziamento del testing, l'isolamento di casi sospetti e dei loro contatti, con un'ampia copertura della vaccinazione anti influenzale, rigorosa aderenza alle misure raccomandate e massima protezione di anziani e soggetti fragili. Fortunatamente la composizione percentuale dei casi attualmente positivi si mantiene costante: mediamente il 93-94% sono asintomatici o con pochi sintomi; i pazienti ricoverati con sintomi rappresentano il 5-6% del totale e quelli in terapia intensiva lo 0,5%, anche se con differenze regionali rilevanti». In particolare, la percentuale dei ricoverati con sintomi sui casi attivi va dal 2,4% della Provincia autonoma di Trento al 9,7% della Liguria, mentre la percentuale di quelli in terapia intensiva dallo 0% della Provincia Autonoma di Trento e della Valle D'Aosta all'1,2% della Sardegna.
Se c'è una cosa che abbiamo imparato dalla prima ondata è che è fondamentale giocare d'anticipo. A cominciare dall'uso della mascherina. Per questo nel centro di Genova è stata resa obbligatoria, così come da ieri in tutta la Campania, anche all'aperto, e a Foggia.
A stabilirlo è l'ordinanza firmata dal governatore campano Vincenzo De Luca, fresco di riconferma alla guida della Regione. «La mascherina - si legge nel provvedimento - va indossata all'aperto durante l'intero arco della giornata, a prescindere dalla distanza interpersonale, fatte salve le previsioni degli specifici protocolli di settore vigenti (ad esempio per le attività di ristorazione, bar, sport all'aperto)». Fino al 4 ottobre quindi la Campania sarà iper attenta per cercare di spegnere i focolai e ridurre i numeri: ieri sono stati registrati 195 positivi su 6.027 tamponi processati nelle ultime 24 ore.
Torna a far preoccupare la
Lombardia, che a fatica era uscita dalla black list. Sono 229 i nuovi casi positivi, di cui 32 «debolmente positivi» e 11 a seguito di test sierologico. I decessi sono 10 in più, con il totale complessivo che sale a 16.935.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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