
Le Borse europee si arruolano. Euronext, gruppo che gestisce i principali mercati azionari di diverse città europee, tra cui Milano con Piazza Affari (ma anche Parigi, Oslo, Lisbona, Dubino, Amsterdam e Bruxelles), ha stretto accordi con diversi eserciti di riservisti per favorire "l'arruolamento" dei propri dipendenti tra le schiere di coloro che, in caso di guerra, possono essere chiamati al fronte.
Nel dettaglio, l'accordo con gli eserciti sta riguardando, al momento, la Guardia nazionale francese e la InterForce Danmark, e prevede che Euronext garantisca la continuità dello stipendio e delle prestazioni sociali per periodi di formazione preliminare fino a 15 giorni per tutti i nuovi riservisti e fino a 10 giorni all'anno per tutti i dipendenti Euronext che intraprendano questa strada in tutte le sedi europee del gruppo: la platea dei dipendenti della società è di circa 4500 persone.
"Attraverso queste partnership, Euronext rafforza il suo impegno a rafforzare la resilienza e l'autonomia strategica dell'Europa, in un momento di crescenti tensioni geopolitiche", ha commentato Stéphane Boujnah, ceo e presidente del cda di Euronext.
Solo l'inizio, altri accordi in Europa arriveranno nei prossimi mesi, promettono dal gruppo borsistico che di fatto schiera il mercato dei capitali.
L'ultimo step di un cammino che ha visto, negli ultimi mesi, i mercati finanziari Ue virare sempre più verso l'economia di guerra.
Prima si è fatta carta straccia delle metriche Esg (Environmental, Social, Governance) in finanza, come valore non più rilevante per investire. Poi, il gruppo borsistico ha lanciato il "nuovo Esg": una focalizzazione degli investimenti su settori strategici per l'autonomia e la resilienza dell'Europa, come la difesa, l'energia e le infrastrutture.
Nel dettaglio Euronext ha ridefinito l'Esg, tradizionalmente noto come ambientale, sociale e di governance, come acronimo di "energia, sicurezza e geostrategia".
Per supportare ulteriormente le aziende della difesa ha inoltre lanciato il suo programma di difesa IPOready con il sostegno di finanziamenti dell'Ue, per semplificare le quotazioni in Borsa di aziende della Difesa e mettere in contatto le aziende con investitori e reti.
La questione dei riservisti è quindi l'ultima tappa di un percorso che però, fino a oggi, aveva coinvolto più che altro gli Stati e non un soggetto privato e finanziario. Di fatto, il conflitto tra Russia e Ucraina ha dato il via, da tempo, a un vivace dibattito sul sistema di reclutamento attualmente vigente nel continente europeo. Molti Paesi si sono domandati se i loro sistemi fossero adeguati a soddisfare le nuove esigenze delle forze armate nell'odierno contesto internazionale
La Finlandia, l'Estonia, la Lettonia, l'Austria, la Svizzera e la Turchia mantengono la leva obbligatoria, mentre la Lituania sta valutando il suo reintegro e la Danimarca dal primo luglio ha esteso anche alle donne il proprio sistema, che attualmente prevede l'obbligo ma un sistema di volontariato prioritario, seguito da una lotteria per coprire i posti rimanenti.
L'Italia, dopo aver abolito la leva obbligatoria, sta considerando l'istituzione di una riserva militare, integrando
l'esercito professionistico con riservisti qualificati. Si cercano 40.000 riservisti per le emergenze, mentre altri Paesi come la Germania stanno valutando l'arruolamento volontario, con la Polonia che vanta 300.000 riservisti.