"Cancellare l'infanzia dalle priorità è stato un errore inaccettabile"

La sociologa collabora a un piano per il rilancio della scuola

"Cancellare l'infanzia dalle priorità è stato un errore inaccettabile"

C'è un tempo che non si recupera più, dimenticato. «Per mesi il nostro governo ha cancellato dalle priorità l'infanzia. Che errore». La sociologa e filosofa Chiara Saraceno, presidente di Alleanza per l'infanzia, è da sempre in prima fila per difendere i diritti dei più piccoli.

Nell'emergenza coronavirus il suo impegno è diventato ancora più attivo e ha raccolto l'invito a collaborare con il Forum disuguaglianze e diversità che insieme al Politecnico di Torino presentano un piano per rilanciare la scuola che oggi arriverà sul tavolo di Colao e della commissione di super tecnici nominata da Conte.

Cosa si aspetta da questa commissione?

«Una commissione che ricordo, non ha neppure un esperto dell'infanzia. Ora è urgente che il tema entri a far finalmente parte del dibattito. Deve essere chiaro a tutti che i bambini non vanno dimenticati e con loro le madri che devono tornare al lavoro. Il governo per tutta la prima fase ha chiuso gli occhi davanti alla fatica delle famiglie. Inaccettabile per un Paese civile come dovrebbe essere l'Italia».

Che origine ha questa fatica?

«Un fatto di cultura. Gli altri paesi europei sono più evoluti di noi. E non parlo di modelli svedesi, anche la Spagna ci supera. Alla fine della dittatura sono partiti più svantaggiati di noi, più poveri e arretrati. Poi però c'è stato un grande balzo in avanti che noi non abbiamo fatto. É vero, hanno ancora un welfare debole come il nostro, ma hanno servizi per l'infanzia migliori dei nostri, hanno investito e creato opportunità per le famiglie, il diritto di famiglia si è evoluto per livellare le disparità di genere, hanno più tutele per il lavoro femminile».

Un esempio concreto in cui la Spagna ci ha superato?

«Il numero degli asili: in pochi anni sono aumentati garantendo posti pubblici anche al nido per oltre il 50 per cento dei bambini».

Perchè l'Italia riapre la scuola per ultima in Europa?

«Da noi i nidi sono un miraggio per la maggior parte delle mamme, se ci fossero più strutture allora sarebbe più difficile dimenticarsi di riaprire. Così invece restano una minoranza. Qui la famiglia resta un problema minore. Rinchiusi dentro le loro case, i bambini non hanno più disturbato nessuno. In nessun altro paese al mondo è successo questo».

Eppure associazioni di pediatri hanno affermato che l'ora d'aria non era necessaria. Cosa risponde?

«Ma assolutamente no. Tutti gli studi internazionali dimostrano come sia importante per un bambino non solo poter uscire di casa ma soprattutto socializzare. Non c'è nemmeno da discuterne».

Come si fa a tornare a scuola con il virus che spaventa?

«Ancora una volta torniamo al problema culturale di fondo: c'è l'idea di una scuola vecchia. Le strutture sono spesso fatiscenti, e le aule troppo piccole anche solo per mettere i banchi in cerchio. Oggi si potrebbe rinnovare. Bisognerebbe investire».

Perchè è importante tornare a scuola a settembre?

«Quello che i giovani hanno subito in questi due mesi non è sostenibile per un periodo protratto. Con la video scuola siamo tornati a una sorta di homeschooling che ha tantissimi aspetti negativi. Uno tra tutti, amplifica le disuguaglianze tra studenti».

Chi paga il prezzo più alto?

«Le madri insieme ai loro figli. Certo, questo è l'altro grande tema dimenticato. Altro che smart woking, questo è diventato un intensive working per le donne che devono pulire casa, seguire i figli e lavorare. Sempre più difficile.

In Italia il 20 per cento delle mamme ogni anno lascia il proprio lavoro per la famiglia. Rinunciano, gettano la spugna perchè abbandonate. E tutto il peso ricade sulle loro spalle. Che futuro può avere l'Italia di questo passo?».

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