Le candidature della sinistra nel «teatrino» delle correnti

La partita non è ancora cominciata e sembra già finita. Finita nel solito teatrino della politica correntizia. Giuliano Pisapia continua a rimandare l'annuncio della sua decisione - ricandidarsi o no - e questo non fa che alimentare chiacchiere, polemiche e ipotesi - alcune francamente improbabili. Antonio Di Pietro, dopo il disfacimento della sua Italia dei Valori, ora cerca di riproporsi come sindaco di Milano. E lo fa offrendosi al Movimento 5 Stelle, particolarmente povero di personalità di rilievo (e di idee). L'autocandidatura non è nuova, ma ieri è stata rilanciata (dallo stesso Di Pietro). «Non mi candido tanto per candidarmi - ha detto in un'intervista alla Stampa - e ci metto la faccia e parto così presto non è solo per partecipare». Quanto al sostegno di M5S, «bisogna essere in due per sposarsi - ha ammesso - Il M5S per definizione non appoggia persone che abbiano già ricoperto un mandato politico e non li voglio tirare per la giacca», ma «apprezzo che si sia affermato il M5S quando è andato in declino l'Idv». L'ipotesi Di Pietro era giù stata bocciata - peggio, irrisa - dal Pd, il cui segretario, Pietro Bussolati, aveva commentato gelido: «Allora meglio Salvini». Ma anche nel Pd non se la passano bene.

Uno dei capi della minoranza interna, Gianni Cuperlo, aveva fatto sapere di considerare il Pisapia-bis come il «piano A». Ieri lo stesso Bussolati gli ha risposto: Mi sembra che Gianni Cuperlo stia facendo in prima persona quello che denuncia - ha detto - ovvero porre questioni politiche nazionali e vedere l'effetto che fa su Milano».

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