Guerra in Ucraina

Quei dettagli che non mentono sui massacri che Putin nega. "I corpi in strada da settimane"

I cani non mentono. Ha il pelo fulvo e il muso scuro da pastore tedesco imbastardito da incroci casuali

Quei dettagli che non mentono sui massacri che Putin nega. "I corpi in strada da settimane"

I cani non mentono. Ha il pelo fulvo e il muso scuro da pastore tedesco imbastardito da incroci casuali. È sdraiato a terra, con un orecchio teso e l'altro quasi accartocciato, qualcosa per un attimo lo ha distratto da quella che sembra una sorta di veglia, come se aspettasse un segno, una rivelazione, magari che la realtà non è come appare e quell'odore di morte è solo finzione. Quel segno non arriva. Sdraiato sul marciapiede c'è quel che resta di un uomo, con una bicicletta che gli copre le gambe dal ginocchio ai piedi. È stato probabilmente colpito alla testa mentre pedalava e sembra il lavoro di un cecchino. Non si conosce il rapporto tra il cane e il cadavere. Si sa solo che lui è rimasto lì in attesa, accanto a quel corpo senza vita. No, non è la prova regina. Non racconta tutto quello che è successo nei giorni infernali di Bucha. È solo un morto con accanto un cane. Non state lì a smontare quello che si vede. «È solo un randagio in cerca di cibo». «È stato addestrato dalla propaganda ucraina».

Non serve. Non è da questi particolari che si valuta la realtà. Contano di più le immagini satellitari pubblicate dal New York Times: i morti a terra sono lì dal 11 marzo, quando i russi non avevano ancora lasciato la città. Eccola la certezza, ma tanto chi non vuole vedere comunque non vede.

Allora tanto vale chiedere ai cani, perché dei cani ti fidi. Non hanno retropensieri. Quello che vedono è il senso della guerra e riconoscono la violenza. I cani non dimenticano chi li ha già aggrediti e ne decifrano i segni. I cani si portano nel sangue la memoria di Katyn e sanno della Cecenia e della Siria.

Ecco, ora si può anche parlare di informazione e controinformazione, dello spaccio di notizie più o meno false, dei fatti e delle foto e dei video di Bucha e di chi non ci crede. È una battaglia sul confine della verità e in tempi più saggi andrebbe combattuta dai filosofi e non sul mercato delle piazze virtuali. Pazienza. Non si può scegliere il proprio tempo. A due giorni dal primo aprile è cominciato il gioco del vero o falso. Mosca per prima ha fatto sapere che il massacro di civili, i corpi di vecchi e bambini, le fosse comuni, la devastazione apocalittica, le stanze della tortura sono la solita propaganda degli Stati Uniti e di quell'attore chiamato Volodymyr Zelensky. È tutto finto. È messinscena. Poi sono arrivati gli scettici, qualcuno in buona fede, altri di professione. Prima tesi: a chi giova? Putin non avrebbe il movente per mostrarsi come un mostro. È un controsenso rispetto alla guerra della buona reputazione. I militari russi si sono ritirati volontariamente da Bucha e avevano tutto il tempo di nascondere lo sporco. È insomma un crimine molto maldestro. Si potrebbe obiettare che in altre guerre, e in tanti delitti, Putin non si è mai preoccupato più di tanto della sua reputazione. Altra tesi: non tornano i tempi. Gli ucraini non hanno denunciato subito quello che era accaduto. Come mai? Ci hanno messo due giorni per vedere i cadaveri e Anatoly Fedoruk, sindaco di Bucha, il giorno della liberazione non era affatto triste, ma esultava per la fuga dei militari. Fedoruk in realtà aveva parlato di stupri e massacri il 28 marzo, due giorni prima che i carri armati andassero via. Terza tesi: il video è un film. C'è qualcuno che segue in auto un pick-up che trasporta militari. Sulla strada ci sono dei cadaveri. Gli scettici vedono una mano che si muove. La risposta di chi sbugiarda i complottisti è che l'effetto del movimento è dato da una macchia, una goccia di pioggia, sul parabrezza dell'auto di chi riprende la scena. Questo gioco di specchi e controspecchi potrebbe andare avanti una vita. Non serve a nulla. C'è ancora gente che non crede alle foto dei campi di sterminio. Fu il generale Eisenhower a farle scattare. «Perché un giorno qualcuno verrà fuori a dire che non è mai successo». Gli inviati di tutto il mondo stanno raccontando quello che hanno visto. Ci sono i testimoni e si sente l'odore dei corpi in putrefazione. Putin questa guerra la sta facendo davvero e a modo suo.

I cani lo sanno, i cani non mentono.

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