Il presidente americano Donald Trump rende pubblica la lettera, che assomiglia a una cannonata, inviata al segretario generale dell'Organizzazione mondiale della sanità. L'accusa principale è di sudditanza a Pechino - è un «burattino della Cina» - e che se fosse stata evitata «avrebbe potuto salvare molte vite». La mossa via twitter della Casa Bianca precede di poche ore l'adozione da parte dell'assemblea dell'Oms, composta dai 194 stati membri, del pannicello caldo di una risoluzione che non cita mai Wuhan o la Cina e propone chissà quando e chissà come un'indagine sull'origine del virus. Non a caso il rappresentante di Pechino l'ha votata, come tutti gli altri paesi, sottolineando che «mira a rafforzare l'Oms».
Trump si è rifiutato di intervenire all'Assemblea preferendo rendere note le sue accuse suddivise in 14 punti, su 4 pagine della missiva inviata il 14 aprile al segretario generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. Fin dalla quinta riga il presidente Usa punta il dito contro «l'allarmante assenza di indipendenza» dell'Oms dalla Cina. E accusa l'Organizzazione di avere «sistematicamente ignorato notizie credibili sulla diffusione del virus a Wuhan a inizio dicembre 2019 o anche prima». Poi fa riferimento a Taiwan, considerata dalla Cina una provincia ribelle, che aveva comunicato all'Oms «informazioni sulla trasmissione tra esseri umani di un nuovo virus». Secondo Trump, il segretario generale vicino a Pechino, «ha scelto di non condividere queste informazioni cruciali con il resto del mondo, forse per motivi politici». Non solo: l'Oms viene accusata di avere diffuso informazioni «esageratamente imprecise o fuorvianti». Anche sullo scarso pericolo degli asintomatici l'Oms si è piegata alla linea di Pechino, ma «ora è chiaro che le affermazioni della Cina, ripetute al mondo dall'Organizzazione, erano ampiamente inaccurate».
Poi Trump stigmatizza le critiche dell'Oms sulla chiusura dei confini decisa dalla Casa Bianca. «Il 3 febbraio la Cina faceva forti pressioni sugli altri Paesi per la revoca o il blocco delle restrizioni ai viaggi» scrive Trump al segretario generale. Una «campagna di pressioni rafforzata dalle vostre dichiarazioni errate con cui quel giorno dicevate al mondo che la diffusione del virus fuori dalla Cina era minima e lenta».
Il presidente americano sostiene che «molte vite avrebbero potuto essere salvate se aveste seguito l'esempio di Brundtland», che ha preceduto il segretario etiope filo cinese e aveva imposto il blocco di tutti i viaggi da e per l'epicentro cinese della Sars nel 2003. La conclusione, che minaccia il taglio dei fondi americani all'Oms, è devastante per il segretario generale: «I ripetuti errori da parte tua e della tua organizzazione nella risposta alla pandemia sono costati moltissimo al mondo».
Il ministero degli Estri cinese ha risposto piccato accusando Trump di attaccare l'Oms per coprire i suoi errori nel contrasto alla pandemia. «La lettera americana - ha denunciato il portavoce Zhao Lijan - è piena di cose vaghe, cerca di fuorviare l'opinione pubblica per infangare la Cina e allontanare la colpa dalla sua risposta incompetente (del presidente Usa nda), con il Covid19 che ancora si diffonde negli Stati Uniti».
Ieri l'assemblea dell'Oms ha approvato una risoluzione ipotizzando più che
un'inchiesta internazionale «una valutazione indipendente» dai contorni incerti sulle «misure adottate dall'Oms di fronte alla pandemia di Covid-19 e la loro cronologia». Nessun accenno a Wuhan, come se il virus venisse dalla Luna.
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