Caos intercettazioni: gli spioni di Pavia banditi da Milano

La società che svolgeva gli ascolti finita sotto inchiesta. Bufera su Lovati da Corona

Caos intercettazioni: gli spioni di Pavia banditi da Milano
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Chi controllava le intercettazioni nella Procura di Pavia all'epoca delle indagini "morbide" sull'omicidio di Garlasco, le inchieste che il Procuratore dell'epoca Mario Venditti è accusato di avere insabbiato in cambio di una tangente da 43mila euro? È questa la domanda che emerge dagli ultimi sviluppi dell'indagine condotta a carico di Venditti da parte della Procura di Brescia, in cui il tema delle intercettazioni telefoniche e ambientali sta assumendo un ruolo rilevante. Il filone ruota intorno alla società Esitel, gestita dai fratelli Cristiano e Raffaele D'Arena, i cui nomi compaiono ripetutamente nei verbali riempiti da diversi carabinieri pavesi che parlano degli stretti legami tra loro, Venditti, e investigatori come i marescialli Antonio Scoppetta e Silvio Sapone, uomini di fiducia di Venditti. Sotto la gestione di Venditti, la Esitel aveva il monopolio delle intercettazioni a Pavia, e nel 2017 realizza anche le intercettazioni a carico di Andrea Sempio, il nuovo indagato per l'omicidio di Garlasco. Questa esclusiva concessa da Venditti alla Esitel faceva da tempo circolare molti dubbi. Che ora escono rafforzati da un documento scovato dall'Agi, che racconta come nello stesso periodo la Esitel fosse stata invece bandita dalle intercettazioni a Milano, essendo stata coinvolta in una inchiesta dove era emerso - scrisse l'allora procuratore Francesco Greco - come la società "abbia acconsentito a deviare i dati sensibili/riservatii tratti dalle intercettazioni in corso fuori dagli ambiti stabiliti per legge". Anche se un'indagine è stata archiviata, aggiunge Greco, "resta l'indiscutibile disponibilità dei suoi esponenti a creare una rete informatica aggiuntiva a quella ministeriale". Una sorta di archivio parallelo, sembra capire. Un anno dopo, Greco riammette la Esitel in servizio dicendo che è emerso che i D'Arena "avessero solo acconsentito a delle richieste dello stesso pm titolare delle indagini". Chi sarà mai, il pm che autorizzò i D'Arena a farsi copia delle intercettazioni, e che poi li scagionò?

Il tema fa irruzione sulla scena del delitto di Garlasco in una giornata resa convulsa dal caso di Massimo Lovati, il difensore di Andrea Sempio,che in una intervista a Falsissimo di Fabrizio Corona lancia accuse pesanti alla Procura di Pavia e a uno dei pm titolari dell'indagine, il procuratore aggiunto Stefano Civardi, che a suo dire si sarebbe impadronito dell'inchiesta contro il volere del suo capo Fabio Napoleone, che voleva archiviare. Napoleone reagisce con un duro comunicato di smentita. Ma nella stessa chiacchierata con Corona, Lovati si lascia andare a commenti talmente sconcertanti (anche rispetto ai suoi standard) su una serie di aspetti, compreso il caso Yara, che ieri pomeriggio lo stesso avvocato sostiene "avevo bevuto" e che l'incontro gli era stato chiesto da Corona prospettandogli un ruolo in una serie tv.

La posizione di Lovati si sta facendo difficile, l'Ordine degli avvocati di Pavia ha aperto contro di lui un procedimento disciplinare, a Milano è indagato dalla Procura per diffamazione ai danni di Angelo Giarda, l'avvocato storico di Alberto Stasi. E i pm pavesi lo hanno nel mirino per capire che ruolo abbia avuto nel flusso di soldi che esce dai conti correnti dei Sempio per approdare all'ex procuratore Venditti.

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