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Caos maggioranza su Tav, 007 e Mes. Conte accerchiato non cede su nulla

Il sì all'Alta velocità passa solo grazie ai voti dell'opposizione. Pd e Iv incalzano su servizi segreti e Salva Stati. Giuseppi finge serenità: "Tornare all'avvocatura mi dà tranquillità"

Caos maggioranza su Tav, 007 e Mes. Conte accerchiato non cede su nulla

Lo scontro con Matteo Renzi che si fa sempre più aspro, l'opaco braccio di ferro con Pd e Iv sul controllo dei servizi segreti, la maggioranza che implode sulla Tav e viene salvata dal centrodestra, la manovra - inzeppata di mance e marchette come neppure nei momenti più bui della Prima Repubblica - che arranca in ritardo epocale tra bocciature della Ragioneria di Stato e fiducie a ripetizione. Quando ieri sera il premier Conte si è presentato, azzimato e tirato a lucido, tra i violini di Porta a Porta, tutto intorno a lui e al suo governo regnava un ragguardevole caos.

E anche un certo imbarazzo, perché i virgolettati dell'incontro con la delegazione di Iv, da cui emergevano goffi tentativi di Conte (smentito dai suoi ministri) di negare la paternità dell'emendamento che istituiva a Chigi la task force sul Recovery plan, e altre piacevolezze, erano stampati su tutti i giornali, e non potevano essere smentiti da una irritatissima presidenza del Consiglio: «Quelli hanno le registrazioni». Lui però, con l'aria di uno appena uscito dalla Spa, sembra decisissimo a far finta di niente e a barricarsi a Palazzo Chigi, modello Trump. «La prospettiva di ritornare all'avvocatura mi dà serenità e tranquillità», assicura ineffabile quando gli viene chiesto se tema di essere sloggiato. Ma a patto che sia una prospettiva lontanissima. «La crisi non è nelle mie mani. Ho sempre chiarito che si va avanti solo se c'è la fiducia di tutta la maggioranza», flauta. Il rimpasto? «Nessuno mi ha detto che c'è questa necessità». Certo, dire - come ha fatto - che i suoi ministri siano «i migliori» del mondo era «un'iperbole, una figura retorica», ma «bisogna portare rispetto per chi dall'inizio della pandemia ha affrontato una crisi mai vista prima». Chiaro che parli di sé medesimo, pur affettando modestia: «Anch'io sono fungibile, sostituibilissimo». Ovviamente non ci crede neppure un po', tant'è che sul potere reale non ha alcuna intenzione di cedere. E così a chi contesta l'anomalia per cui si è assegnato e continua a difendere con le unghie e con i denti il controllo dei servizi segreti, replica: potete scordarvi che lo molli. «Perché Conte accentra tutto? I servizi devono essere guidati da un esperto tecnico, che non può essere lui. Bisogna che anche su questo ci dia segnali di novità», aveva attaccato Matteo Renzi ieri mattina. Il dossier è aperto da mesi, e il Pd è anch'esso andato più volte alla carica, denunciando l'anomalia della situazione, e i suoi rischi. Insistendo che «l'intelligence non può essere una struttura privata», e che «la situazione è cambiata» rispetto all'inizio del governo. Anche perché Trump, ai cui piedi Conte si era gettato, sta per essere trascinato di peso fuori dalla Casa Bianca dopo la cocente sconfitta, e c'è il serio rischio (dicono gli esperti) che con la nuova amministrazione i servizi Usa diventino meno collaborativi con quelli di un fan trumpiano, per quanto riconvertito in extremis. «La fase impone un assetto nuovo», avverte il vicesegretario Pd Orlando. Conte risponde «marameo»: «La legge mi attribuisce quei poteri e non intendo sottrarmi alla responsabilità».

Porta in faccia a Pd e Iv anche sul Mes, che - spiega Conte - non prenderemo mai perché lui non vuole «lasciare debito sulle spalle dei giovani». Che detto dal capo del governo che ha fatto il debito più enorme della storia della Repubblica (anche in fase pre-Covid, grazie a redditi di cittadinanza e quote 100) è surreale.

Nel frattempo, in commissione alla Camera, i Cinque Stelle gli rifilavano una coltellata alle spalle, schierandosi contro il contratto di programma sulla Tav, proposto dal governo. Che è passato solo grazie ai voti del centrodestra. Una «rappresaglia» contro Conte, colpevole di non aver convinto il ministro Gualtieri a sganciare a M5s i soldi per prorogare ad libitum il Superbonus in finanziaria, si spiega nella maggioranza. Un avvertimento al premier, affinchè non si pieghi troppo al Pd e a Iv pur di tenere in piedi la sua baracca. Ma una figuraccia colossale per la maggioranza: «Una scelta irresponsabile», lo bolla Raffaella Paita di Iv. «Un atto ostile contro il governo», incalza Silvia Fregolenti.

Mentre il Pd tace imbarazzato.

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