Prima era un «marziano», ma bravissimo (è dottore, ha studiato in America). Poi, dopo i primi pasticci, un po' meno bravo sì, ma comunque onestissimo. Infine, travolto da frottole, scontrini e smentite (dal Papa fino all'oste romano) più nemmeno quello, ed ecco che il marziano è invitato a tornarsene su Marte. L'idillio è durato poco ma è stato tenace nel tentativo di tenere in piedi Ignazio Marino e presentarlo come l'uomo giusto per rimettere in sesto il disastro di Roma, malgrado tutte le evidenze contrarie. La linea era chiara: tutto lo schifo va attribuito ad Alemanno, il marziano è atterrato da poco. Dopo l'inaspettata vittoria alle primarie per la corsa a sindaco, l'outsider Ignazio Marino diventa la speranza del Pd di riprendersi la Capitale. E piovono complimenti alle taumaturgiche capacità del chirurgo.
Bersani allora segretario del partito si precipita alla «manifestazione contro la povertà» organizzata dal Pd nel quartiere degradato di Corviale e parla ai romani con il cuore il mano: «Adesso vi dico una cosa. Ci vuole un signor sindaco come Ignazio Marino può essere! Ci vuole un sindaco che sia dentro un popolo che partecipi!». E che Marino abbia partecipato, soprattutto a cene e a viaggi intercontinentali, non c'è dubbio. Quando vince e ricaccia «nelle fogne» (così disse) quelli del centrodestra, si sprecano i ritratti agiografici sul senatore diventato sindaco. Repubblica , divenuta invece negli ultimi tempi molto critica, prevede grandi cose («Un chirurgo per curare Roma»), si emoziona per «il sindaco in bicicletta» che «fa la figura dell'atleta in confronto ai due vigili urbani che provano a stargli dietro con le bici elettriche ma niente («e anche la sua scorta pedalerà»). La ministra Marianna Madia approva senza esitazione il desiderio espresso da Marino, per quanto prematuro, di ricandidarsi a sindaco di Roma per il secondo mandato: «Lo appoggio, stimo Marino, credo stia facendo molto bene. Lo sosterrò quando si ricandiderà».
Anche i primi scivoloni (le multe non pagate) passano in cavalleria al grido: ma che volete che siano queste inezie, pensate ai problemi veri di Roma. Tipo «Mafia Capitale», che scoppia e lambisce Marino (la sua campagna elettorale finanziata dalla cricca, i rapporti con la coop di Buzzi), quando già è passato più di un anno al Campidoglio con scarsi risultati. A quel punto per Marino si tira fuori, in assenza di meriti amministrativi, la medaglia etica. «Sì, ma è una persona onesta». Il sindaco Pd di Catania, Enzo Bianco, accorre in soccorso: «Marino deve andare avanti con la determinazione, il coraggio e l'onestà che lo hanno sempre contraddistinto». Il mantra, anche nella stampa progressita diventa «Marino, ha tanti difetti. Ma è una persona perbene» (su L'Espresso ). E Renzi? Il premier non ha mai amato Marino, se l'è trovato lì e ha dovuto difenderlo controvoglia per non indebolire il governo. Così, in pieno scandalo Mafia Capitale, mentre cadono assessori e dirigenti del Campidoglio, al premier tocca spendersi per il sindaco: «Marino è un persona onesta e capace, ma a me interessa capire se l'amministrazione pulisce le strade, fa le case popolari o ripara le buche». Linea ufficiale ribadita da Maria Elena Boschi: «Marino deve restare e governare bene, non è lui ad essere indagato ma Alemanno». Che si dimettesse Alemanno. Anche il capo dei senatori Pd, Luigi Zanda, si adegua alla versione per cui «i risultati di Marino per ora non sono sufficienti», però non c'è dubbio che «abbia governato con grande buona fede».
A parte qualche dozzina di affermazioni poi smentite, ma in buona fede. Ma la difesa delle ragioni di partito si sfalda davanti alla sequela impressionante di gaffe, fino alla smentita di Papa Francesco, l'inizio della fine per il chirurgo che doveva curare Roma e invece l'ha mandata in coma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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