Capannone controllato Scatta la rivolta cinese: in mille contro la polizia

Guerriglia urbana: arresti e feriti. La rabbia degli stranieri: «Qui comandiamo solo noi»

Fabrizio Boschi

La polveriera cinese a Sesto Fiorentino, alle porte di Firenze, è esplosa. Il fragile equilibrio che da anni vacilla tra la comunità del Dragone e la cittadinanza, alla fine è crollato, come molti prevedevano. Mille cinesi sono scesi per strada per protestare contro i controlli dell'Asl per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro. Nell'area dell'Osmannoro, infatti, risiedono centinaia di aziende gestite da cinesi che non solo sfruttano il lavoro minorile, impiegando bambini anche molto piccoli, ma fanno vivere i loro dipendenti in condizioni terrificanti con paghe da fame: capannoni-alveari dove mangiano dormono e fanno di tutto. Li chiamano gli «schiavi di Sesto», vittime senza colpa imprigionate in zone franche occupate da cinesi-schiavisti.

I funzionari Asl, scortati dalle forze dell'ordine, hanno rilevato irregolarità in una pelletteria con dentro 60 operai. Da qui è scoppiata la prima protesta all'urlo di «qui comandiamo noi!», con momenti di altissima tensione che hanno riportato alla mente la rivolta nella Chinatown di Milano nel 2007 durata tre giorni. Da 60 i cinesi sono diventati 300 arrivati dalle aziende vicine e, infine, quasi mille. Alle 2 di notte sono iniziati violenti tafferugli con lancio di pietre su carabinieri e poliziotti. Le cariche, con decine di militari e agenti impiegati, sono andate avanti per tutta la notte. All'alba i vigili del fuoco hanno sfondato un cancello dietro al quale si era asserragliato per un'ora un esercito di cinesi che teneva sotto sequestro quattro ambulanze e due auto dei carabinieri.

La notte di guerriglia è terminata con un imprenditore cinese, titolare della pelletteria incriminata, arrestato insieme ad un suo operaio (niente domiciliari ma obbligo di firma quotidiano) con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. L'imprenditore si è ribellato al controllo spintonando un carabiniere e facendosi scudo con suo figlio di 10 mesi. Il dipendente ha ostacolato l'ambulanza chiamata per soccorrere i feriti.

L'illegalità a Sesto regna sovrana da anni: il mercatino abusivo continua a proliferare e si svolge da sempre in barba a qualsiasi regola di utilizzo degli spazi pubblici, in palese concorrenza sleale con le aziende italiane, vendendo merce di pessima qualità e pericolosa per la salute, riciclando denaro sporco, evadendo le tasse e truffando lo Stato, inquinando l'ambiente, senza che nessuno batta uno scontrino e violando qualsiasi norma igienico-sanitaria e di sicurezza. Il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, invita le istituzioni ad essere «durissime e senza sconti: espulsione immediata per chi non rispetta le nostre leggi». È d'accordo anche il neo sindaco di sinistra di Sesto Lorenzo Falchi: «Siamo e saremo irremovibili».

Come ciliegina sulla torta di una nottata convulsa il capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione Toscana, Giovanni Donzelli, che più volte ha denunciato l'illegalità nei capannoni, è stato insultato e minacciato di morte su Facebook per aver osato postare un video dove descrive la

situazione fuori controllo. «Queste reazioni non fanno altro che rafforzare la convinzione che le mie denunce e le mie battaglie sono importanti per il rispetto della legalità. Non solo le proseguirò, le intensificherò».

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