La Capitale a Tronca, l'architetto di Expo vessillo anticorruzione

Il prefetto di Milano aveva rinviato le ferie per l'Esposizione. Gestirà il Campidoglio fino al voto. Disse no a Pisapia sulle nozze gay

È un siciliano-milanese con la passione di Garibaldi l'uomo che reggerà il timone del Campidoglio fino alle prossime elezioni. Francesco Paolo Tronca, 63 anni, è - per dirla con Cantone, col quale negli ultimi mesi ha spesso collaborato - l'«anticorpo milanese» alla corruzione, trapiantato nella capitale reduce dagli arresti di «Mondo di Mezzo» e dal caos del caso-Marino. Sarà lui la punta di diamante del dream team , coordinato dal suo collega Franco Gabrielli, con il quale Renzi spera di blindare la capitale. Rendendola capace di affrontare e superare la prova del Giubileo.

Proprio l'imminente invasione di pellegrini al di là (e al di qua) del Tevere ha giocato a favore di Tronca. Il prefetto di Milano porta in cima al suo curriculum proprio il fresco successo dell'Expo. Ha gestito e coordinato la sicurezza dell'evento milanese in maniera impeccabile, fugando i timori della vigilia sia sul rischio terrorismo che sulle infiltrazioni mafiose. Lo ha fatto, di persona, puntigliosamente. Tenendo in funzione una «macchina» immensa e hi-tech fino a ieri, ultimo giorno del grande evento milanese. Da oggi cambia città e ruolo, occupando - da commissario - il posto mollato molto malvolentieri da Ignazio Marino. Eredita una situazione incendiaria, in una città non certo semplice da governare. L'ideale per uno come lui, che prima di arrivare in prefettura a Milano era stato a capo del dipartimento vigili del fuoco, proprio nella capitale (e lavorava fianco a fianco con Gabrielli, allora alla protezione civile). Lo precede una fama molto milanese di lavoratore instancabile: persino nel giorno dei funerali di sua madre, subito dopo la cerimonia, si presentò regolarmente in ufficio. Avrà modo di lucidare da subito la medaglia da stakanovista: quest'estate ha saltato le vacanze per l'Expo, rinviando le ferie al primo novembre. Vista la nomina, per riposarsi dovrà aspettare ancora.

A Milano ha lasciato ottimi ricordi. Viene descritto come il classico servitore dello Stato, con grandi capacità organizzative e un approccio al lavoro istituzionale, asettico. E bipartisan: l'allora ministro Maroni lo volle al vertice dei vigili del fuoco, l'ex premier Enrico Letta l'ha nominato prefetto a Milano, sua città d'adozione. Dove, nel 2013, rispedì a Palazzo Marino il pass per le corsie preferenziali che Pisapia gli aveva fatto avere come cadeau di benvenuto: «Considero il mio incarico non come posizione di privilegio, bensì esclusivamente come servizio verso lo stato e la città», tagliò corto. Rigido nel suo ruolo, tra scioperi stoppati a colpi di precetti e sgomberi, sempre attento a curare le relazioni e a evitare polemiche, Tronca è finito suo malgrado sui giornali per il braccio di ferro con Pisapia sull'annullamento della trascrizione delle nozze. Una querelle della quale avrebbe fatto a meno, essendosi limitato a ricalcare la linea dettata da Alfano. L'altra «storia» che lo riguarda, tornata virale sui social dopo la sua nomina, risale ad aprile 2011, quando l'Unità scrisse che un mezzo dei pompieri era stato utilizzato per accompagnare allo stadio il figlio di Tronca.

Ma l'ex prefetto di Milano è celebre anche per una straordinaria collezione: trisnipote di un capitano garibaldino, raccoglie da anni cimeli dell'eroe risorgimentale. Che, a differenza di Tronca, non riuscì mai a conquistare Roma.

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