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Il capitalismo salverà il mondo

Non saranno gli ambientalisti a salvare il mondo. Ammesso - e non concesso - che il nostro pianeta corra un pericolo di vita imminente

Il capitalismo salverà il mondo

Non saranno gli ambientalisti a salvare il mondo. Ammesso - e non concesso - che il nostro pianeta corra un pericolo di vita imminente, e che quindi debba essere urgentemente sottratto alla morte certa per autodistruzione, non sarà la sinistra apocalittica a farlo, sottraendolo alle «grinfie» dell'uomo occidentale, egoista per definizione. Oggi si capirà qualcosa in più sulle prospettive della fusione nucleare: il dipartimento dell'energia Usa spiegherà in una attesissima conferenza stampa come gli scienziati sono stati in grado, per la prima volta nella storia, di produrre - senza emissioni e con pochi costi - un esperimento che genera più energia di quella necessaria per innescarla. Oggi si saprà qualcosa in più, si capiranno tempi e modi di questa nuova rivoluzione copernicana. Eppure già l'annuncio evoca suggestioni, e dà ragione alle prediche solitarie degli ambientalisti liberali. Non saranno i «no» a salvare il Pianeta, non saranno i vincoli, le crociate verdi, le tentazioni luddiste che si accaniscono - per esempio - sulle auto e gli automobilisti.

In Italia abbiamo di fronte i guasti di un ambientalismo ideologico, nato con il «no» al nucleare e poi irrigiditosi, stritolato dall'abbraccio mortale della sinistra neocomunista, sempre più rosso dentro mentre si dava appena una manata di verde fuori. Non saranno il catastrofismo e la burocrazia occhiuta dei divieti ideologici a darci una speranza. Sarà invece la tecnologia, il suo continuo sviluppo, che si nutre anche di denaro privato, sarà la modernità, la ricerca scientifica, probabilmente quella che viene condotta nei laboratori - non necessariamente pubblici - della esecrata società capitalista e di mercato, magari americana, più detestata che mai da una sinistra antagonista che ha pensato di riscoprire nell'ambientalismo le ragioni della sua antica ostilità per il mercato, presentato come la giungla di un consumismo immancabilmente «sfrenato».

Al contrario di quanto sostiene la narrazione imperante anche sui media, il mercato è il luogo in cui tutto si autoregola naturalmente, anche l'eventuale avidità dell'individuo, e il mercato oggi premia l'attenzione al Pianeta. Liberando l'ambientalismo dall'ipoteca ideologica della sinistra, si scoprirà dunque che non avevano poi torto gli anarco-capitalisti, che volevano «privatizzare il chiaro di luna».

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