Cade la prima testa della gestione targata Conte-Arcuri-Speranza dell'emergenza coronavirus. Nello stesso giorno la Corte dei Conti mette nel mirino la struttura commissariale guidata dal manager «contiano» Domenico Arcuri. Si stringe il cerchio sugli uomini dell'ex premier. Il modello Draghi avanza con piccoli passi. Il presidente del Consiglio nomina Fabrizio Curcio nuovo capo della Protezione Civile e dà il benservito ad Angelo Borrelli. Va via l'ex numero uno della Protezione civile, ricordato anche per la gaffe sulle mascherine. A fine aprile dello scorso anno, in una conferenza stampa Borelli rivendicò l'inutilità della mascherina: «Non le porto. Basta rispettare distanziamento sociale ed essere prudenti». Parole pronunciate per replicare alle accuse del governatore della Lombardia Attilio Fontana che puntava il dito contro la Protezione Civile dopo i ritardi nella consegna delle mascherine. Un avvicendamento quasi scontato. Il mandato di Borrelli era in scadenza a fine marzo. Il capo dell'esecutivo anticipa l'uscita. L'uomo del bollettino pomeridiano passa la mano.
Si tratta di un primo segnale della discontinuità voluta da Palazzo Chigi. Ma che indica la strada imboccata da Draghi, spinto da Forza Italia e Lega, verso un cambio di passo nella gestione della pandemia. In questi mesi, Borrelli era stato, comunque, depotenziato da Arcuri che aveva accentrato nelle sue mani tutti i poteri di gestione nell'emergenza. Al vertice della Protezione Civile, che si spera recuperi centralità operativa, arriva Fabrizio Curcio. In realtà si tratta di un ritorno: aveva ricoperto l'incarico dal 2015 al 2017 quando si dimise per motivi personali lasciando il posto ad Angelo Borrelli il cui mandato è terminato con la fine dell'esperienza del governo Conte. Dopo due rinnovi, l'avvicendamento con Curcio: una scelta ragionata da parte di Mario Draghi che voleva affidare la macchina - complessa e delicatissima in questo momento - a qualcuno che ne conoscesse bene il funzionamento. Curcio ha una laurea in ingegneria all'Università Sapienza, con i vigili del fuoco Curcio aveva lavorato in prima linea nel terremoto di Umbria e Marche del 1997 e coordinato il Giubileo del 2000 e il vertice Russia-Nato del 2002 a Pratica di Mare. Alla protezione civile approda nel 2007 con Guido Bertolaso, che lo chiama come capo segreteria, per poi passare a dirigere la sezione emergenze.
Il cambio Curcio-Borrelli è solo un tassello. Il punto centrale resta il ruolo del super-commissario Arcuri. La partita vera si gioca sulla defenestrazione di Arcuri. Draghi non ha ancora preso una decisione sul futuro del tuttofare di Conte: l'uomo alla guida della macchina dell'emergenza. Prima di silurare Arcuri, il premier Draghi vuole rimettere su strada una macchina collaudata. Il piano è sostituire uno ad uno i pezzi dell'ingranaggio creato da Arcuri. Ora sulla testa del super-commissario pende una nuova grana: la Corte dei Conti. Anche se il governo Conte ha messo a disposizione del super-commissario uno scudo contabile e penale per le attività collegate alla gestione dell'emergenza. I giudici contabili del Lazio però non demordono e mettono nel mirino le commesse della struttura commissariale. Pio Silvestri, procuratore regionale della Corte dei Conti Lazio, mette nero su bianco nella relazione per l'inaugurazione dell'anno giudiziario: «La Procura certamente si dedicherà ai necessari approfondimenti istruttori in ordine alle tematiche connesse agli acquisti legati all'emergenza pandemica effettuati dalla deputata gestione commissariale e dalle altre centrali di acquisto aventi sede nella Regione Lazio al fine di dare conto, per quanto possibile, delle risorse spese».
Nell'anno dell'emergenza Covid sia la gestione commissariale nazionale diretta da Arcuri che la Regione Lazio guidata dal segretario Pd Nicola Zingaretti sono state coinvolte in polemiche in merito agli acquisti di dispositivi di protezione individuale.
«Entro il 2021 - spiega il procuratore della Corte dei Conti - porteremo a termine l'attività istruttoria sull'acquisto di mascherine, siringhe e di tutto ciò che è stato fatto e si continua a fare per contrastare l'emergenza Covid, sia da parte della gestione commissariale sia dalle altre stazioni appaltanti, come la Regione Lazio e altri enti locali». Tante ombre che potrebbero spingere Draghi ad accelerare il cambio già nelle prossime ore.
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