Caro Bertinotti ora possiamo diventare alleati

I due mostri, pirateria finanziaria e sinistra d'antiquariato, si sostengono a vicenda: ciascuna per certificare la propria esistenza in vita

Caro Bertinotti ora possiamo  diventare alleati

Con Fausto Bertinotti corre un antico e non banale affetto: l'ultima volta che ci siamo visti nel foyer del teatro Argentina a Roma ci abbracciammo con entusiasmo perché sapevamo che le nostre idee antagoniste erano e sono scandalosamente coincidenti. Adesso Bertinotti propone a noi liberali un'alleanza fra nuovi progressisti: quelli che hanno capito il nuovo mondo e lo vogliono governare proteggendo i singoli esseri umani e chi protegge i propri interessi e ancor più il proprio narcisismo. Ed è vero: oggi prendono forma due nuovi fronti, uno progressista e uno conservatore (in realtà reazionario) formati da segmenti delle due aree libertarie dell'uno e dell'altro. La destra oggi appare divisa e confusa ma più che altro soverchiata dalla prepotenza del mondo finanziario più selvaggio, mentre la vecchia sinistra resiste soltanto come stato d'animo: un comune sentire di stereotipi e vecchie canzoni. In questo conflitto fra vecchio e nuovo sta del resto tutta la guerra fra Matteo Renzi e la «reazione in agguato» del cattocomunismo nel suo partito. Una rissa fra conservatori e progressisti ormai ai coltelli.

Intanto il mondo cambia anche nella Chiesa cattolica avviata a una radicale riconversione «bergogliana» dei valori mentre il comunismo storico è morto senza l'onore delle armi. Ciò che era considerato «di destra» nel vecchio mondo è andato incontro a mutazioni fantastiche e ad altre mostruose. Se la destra moderna e liberale promuove infatti la demolizione dei tabù (fra i quali l'articolo 18 spaventa-investitori) una nuova destra rabbiosa ed egoista della pirateria finanziaria minaccia la libertà e il diritto degli uomini a cercare la felicità, the pursuit of happiness dei padri fondatori liberali americani. I due mostri - pirateria finanziaria, che è come la calamità delle locuste, e sinistra d'antiquariato – si sostengono a vicenda, ciascuna per certificare la propria esistenza in vita. Si tratta di due vocazioni parassitarie e distruttive, mentre quelle liberali e quelle che rappresenta Bertinotti riconoscono la realtà senza pregiudizi e sono pronti a governarla. In fondo, tutto il conflitto fra bene e male si riduce all'essenziale: il male punta alla distruzione mentre il bene punta alla ricchezza nella libertà, al rispetto del singolo individuo.

Il mondo liberale difende ciascun singolo individuo, la vecchia sinistra resta ancorata all'amorfo e opprimente concetto di «massa». Certo, le radici del fronte progressista che prospetta Bertinotti sono diverse, ma la diversità è per fortuna l'unica garanzia contro il pensiero unico, specialmente quello di derivazione sovietica, più che marxista. Bertinotti ha pienamente ragione a ricordare il profondo interesse dei filosofi liberali Benedetto Croce e Giovanni Gentile per Karl Marx, molto più liberale dei sedicenti marxisti. Non è un caso, del resto, che Bertinotti provenga dallo stesso mondo libertario socialista da cui provengono tanti di noi liberali; e non è un caso che quello stesso mondo libertario e socialista sia stato nel secolo scorso combattuto dai comunisti con una vera guerra di sterminio, alternata ad alleanze forzate nei «fronti popolari». E se per i comunisti europei non ci fu alcun problema nell'aderire all'immonda alleanza fra Hitler e Stalin fra il 1939 e il 1941, i socialisti di tutto il mondo la rifiutarono sdegnati.

Dunque l'idea di Bertinotti di scegliere i liberali come alleati naturali mandando al diavolo il mondo ex-post-neuro-comunista è una sfida eccitante ma anche la conclusione di un percorso fra chi, con parole diverse, inseguiva la stessa idea politica del bene.

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