Roma Dottor Maurizio Casasco, presidente di Confapi, il tema della fiscalità è centrale nel vostro manifesto che sintetizza le priorità che la politica dovrebbe tener presenti nella prossima legislatura.
«Oggi la pressione fiscale è elevatissima e incide sulla capacità delle imprese di competere all'estero. Ecco perché chiediamo, in primo luogo, l'abbattimento del cuneo fiscale e, in seconda istanza, la detassazione degli aumenti salariali. Quest'ultima richiesta è rimasta inascoltata, eppure l'Inps avrebbe avuto lo stesso gettito, i lavoratori più soldi in tasca e gli imprenditori avrebbero avuto più incentivi a erogare aumenti non regalandoli allo Stato e non passando dalla contrattazione».
Il problema è sempre quello delle coperture.
«Ridurre la spesa non è difficile, ma è impegnativo. Ottimizzandola si potrebbero recuperare risorse da destinare all'abbattimento del cuneo. Basti pensare alle differenze di costi della sanità pubblica».
Anche il problema dell'occupazione giovanile vi riguarda da vicino.
«Il presidente Berlusconi ha preso un'iniziativa lodevole inserendo nel programma la decontribuzione totale per le assunzioni dei giovani. Ma bisogna anche andare oltre, insegnare loro la libertà, il desiderio di fare impresa. È quello che, come Confapi, cerchiamo di fare sul territorio tramite gli innovation labs che possono supportare le loro idee. Bisogna scommettere sui giovani, sull'innovazione, magari pensando, ad esempio, a tasse zero per 3-4 per le imprese avviate da under 26. La Silicon Valley non è nata solo per le condizioni economiche e fiscali, ma anche per il collegamento tra università e impresa come abbiamo fatto con l'ateneo di Tor Vergata».
Il sindacato sta aprendo al collegamento tra salario e produttività. Che ne pensa?
«Abbiamo siglato a livello interconfederale questo tipo di accordi già due ani fa. Confapi ha già introdotto nuove forme di welfare tra le quali la copertura sanitaria integrativa e il sostegno totale agli studi universitari di 180 ragazzi figli di metalmeccanici, un'intesa siglata da Landini quando era segretario Fiom. Ora serve ancora più innovazione, soprattutto in materia di contratti. Ad esempio, si può pensare a una maggiore flessibilità dell'orario di lavoro per i dipendenti che svolgono attività fisiche e sportive. Un'impresa non può trascurare questi aspetti».
Come sono i rapporti con Confindustria all'indomani delle Assise di Verona?
«Mi fa piacere che il presidente Boccia abbia auspicato una Confindustria meno appiattita sulle posizioni dei governi, soprattutto considerato che tra i soci di maggiori dimensioni vi sono aziende a partecipazione statale. Mi piacerebbe che si potesse pensare a una grande alleanza che metta al centro di tutto l'impresa e l'innovazione.
E mi riferisco a tutte le imprese, in particolare alle piccole e medie, con le loro specificità che vanno salvaguardate. Le Pmi devono patrimonializzarsi, è vero, ma il modello americano della multinazionale non è universalmente valido».
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