Carola Rackete, accolta come una star da uno sparuto gruppo di fan, è stata interrogata ieri alla procura di Agrigento. Al momento la montagna ha partorito un topolino con la capitana ed i pm che parlano all'unisono di «incontro sereno». L'ex comandante della Sea watch, libera e bella, potrebbe pure tornare nelle prossime ore a casa in Germania.
La notizia ben più importante, ma oscurata dalla capitana, è la prima richiesta di rinvio a giudizio di un'inchiesta sulle Ong dopo il caso Juventa di due anni fa. La procura di Ragusa vuole processare il comandante e la capo missione di Open arms per un recupero di migranti davanti alla Libia. Il sequestro delle videocamere go pro sugli elmetti dei soccorritori della Ong spagnola hanno rivelato che fin dall'inizio dicevano in inglese ai migranti «we go to Italy», andiamo in Italia.
Ieri mattina al tiribunale di Agrigento la tedesca Rackete ha risposto dell'ipotesi di reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'interrogatorio, che doveva essere fiume, è durato appena 4 ore e sembra quasi avere messo d'accordo il procuratore aggiunto Salvatore Vella, i sostituti Alessandra Russo e Cecilia Baravelli e l'indagata. «É stato un incontro sereno al quale seguiranno tutte le valutazioni del caso» trapelava dalla procura. «É in corso l'interrogatorio di #Carola. La nostra Capitana è serena e spiegherà agli inquirenti come ha adempiuto al dovere di soccorrere e portare in salvo le persone trovate in mare» annunciava Sea watch, l'Ong estremista tedesca.
Finito l'interrogatorio la stessa Carola ha spiegato di essere «molto contenta per l'opportunità di aver spiegato tutti i dettagli del salvataggio del 12 giugno». E subito dopo ha colto l'occasione per lanciare i soliti proclami da eroina dei due mondi. «Spero che la Commissione europea dopo l'elezione del nuovo Parlamento faccia il meglio possibile per evitare queste situazioni e che tutti i Paesi accettino le persone salvate dalle flotte di navi civili» ha aggiunto. Alla domanda su cosa pensa del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha risposto in maniera sibillina: «Niente».
Più duro e «politico» il suo avvocato, Alessandro Gamberini: «Che il clima di odio ci sia e che venga alimentato da dichiarazioni irresponsabili, aggressive e false come ha fatto il ministro Salvini sui social è pacifico». Ovviamente Carola ha ribadito davanti ai pm di avere agito «per necessità». Secondo la capitana Lampedusa «era l'unico porto sicuro» e «rifarebbe tutto». Il legale ha sottolineato che «è libera e non fa più parte dell'equipaggio di Sea watch 3» la nave della Ong sotto sequestro. Se volesse potrebbe tornare in Germania anche subito.
L'improvvisata conferenza stampa di Carola ha fatto passare in secondo piano la notizia della richiesta di rinvio a giudizio della procura di Ragusa nei confronti del comandante Marc Reig Creus di Open arms, la nave dell'omonima Ong spagnola e il capo missione Ana Isabel Montes Mier. L'accusa di violenza privata funzionale al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina riguarda il caso del 15 marzo 2018. Secondo i titolari dell'inchiesta, il procuratore capo Fabio D'Anna e il sostituto Santo Fornasier, gli indagati avrebbero imposto all'Italia lo sbarco dei migranti recuperati la largo della Libia senza rispondere alle indicazioni del centro di soccorso di Roma e del loro paese di bandiera, la Spagna, che li sollecitava a fermarsi a Malta.
Il 18 marzo dello scorso anno erano stati sbarcati 218 migranti a Pozzallo. Open Arms è stata sequestrata e poi lasciata andare.
Nelle ultime ore, in contemporanea con l'interrogatorio di Carola, la nave della Ong spagnola è salpata da Lampedusa dirigendosi verso la Libia. Ieri pomeriggio era all'altezza del porto tunisino di Sfax alla ricerca di migranti.
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