Cronaca locale

"Chiamatemi vicesindaco o non firmo nulla". Lo schiaffo della Varchi alla sinistra

Polemica sulle desinenze anche a Palermo, il vicesindaco Carolina Varchi (FdI) sposa la linea del presidente del Consiglio: "Chiamatemi vicesindaco e assessore, altrimenti non sottoscriverò più niente"

Immagine da Wikipedia
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Scoppia il "caso desinenze" anche a Palermo. La rappresentante di Fratelli d'Italia Carolina Varchi, attuale vicesindaco del capoluogo siciliano, ha promesso che non sottoscriverà più alcun documento se vedrà scritta la carica declinata nel genere femminile. Una presa di posizione molto forte quella della Varchi, nota per essere vicina al presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La sua decisione di seguire la leader di Fratelli d'Italia non stupisce, ma tanto è bastato per far scoppiare la polemica.

La querelle è stata innescata dal segretario generale comunale Raimondo Liotta che, sollecitato dalle opposizioni in consiglio comunale, in particolare del consigliere comunale Mariangela Di Gangi, aveva emanato una direttiva in cui veniva chiesto agli uffici di adeguare il lessico alle ragioni di genere per qualsiasi carica. Dunque via libera a "ministra", "assessora", "consigliera" e "vicesindaca". Mariangela Di Gangi, nello specifico, aveva sollevato tutta la questione legata al genere quando aveva visto scritto nel proprio profilo la dicitura "eletto in lista civica". Quell'eletto non le era andato giù e la tempestiva risposta del segretario generale comunale l'aveva molto colpita.

Nell'emanare la sua comunicazione, il segratario generale Raimondo Liotta si era detto "certo di un favorevole accoglimento della presente direttiva". La circolare era stata addirittura inoltrata al webmaster del sito del Comune e al sindaco Roberto Lagalla, finendo, infine, sotto gli occhi del vicesindaco Carolina Varchi, che ha subito espresso la propria contrarietà, scrivendo una nota agli uffici comunali.

"Iniziative simili distolgono l’attenzione da un’autentica difesa di diritti e prerogative delle donne che certamente non sono riconducibili all’utilizzo di una vocale in luogo di un’altra ma che richiedono interventi incisivi", ha dichiarato il vicesindaco Varchi, come riportato da Il giornale di Sicilia. "Solo se e quando ogni battaglia per l’affermazione completa e compiuta delle pari opportunità sarà vinta si potrà tornare a dibattere su questioni squisitamente lessicali, che nulla tolgono e nulla aggiungono all’affermazione dei diritti delle donne", ha aggiunto.

"Chiedo, pertanto, con riferimento alle funzioni ricoperte pro tempore dalla scrivente, che si continui ad utilizzare la locuzione 'il vicesindaco' e 'l'assessore', diversamente non sarà sottoscritto alcun atto", ha concluso.

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