Le carte svelano il metodo Striano. Ma resta il giallo sui mandanti

Le carte svelano il metodo Striano. Ma resta il giallo sui mandanti
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Il "verminaio" di cui aveva parlato il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, è condensato nelle 270 pagine di avviso conclusione indagine nei confronti di Pasquale Striano e altre 20 persone. Eccolo, ricostruito con date e documenti quello che è stato ribattezzato il presunto "dossieraggio" messo in atto dal luogotenente della Guardia di finanza in congedo, all'epoca dei fatti in servizio al Gruppo Sos della Dna, accusato di divulgazione abusiva di informazioni riservate. Dai pc in uso alla Superprocura di via Giulia avrebbe cercato compulsivamente informazioni sensibili e coperte da segreto su decine e decine di persone. Molte di queste esposte politicamente e quasi tutte dell'attuale maggioranza. Dopo due anni di indagine, che nel frattempo è stata trasmessa a Roma, i pm individuano il flusso impressionante di documenti consultati e scaricati da Striano per conto e su richiesta di figure più disparate. Non solo i tre giornalisti del Domani indagati per concorso in accesso abusivo, per i quali Striano sarebbe stato una fonte in grado di fornire informazioni utili per la pubblicazione di diversi articoli, tra cui quelli sui fondi della Lega.

A fare richieste al finanziere c'erano anche amici, ex colleghi, un ufficiale dei carabinieri in servizio alla Dia, un socio in affari, persino l'amministratore del suo condominio. Quanto basta per far dire a molti che il caso non è quello che sembrava quando è scoppiato, che non ci esistono i presunti mandanti di cui si era ipotizzato. Era stato lo stesso Cantone, però, per la mole di documentazione scaricata dal finanziere, a non escludere nessuna pista. Striano scaricava non solo le segnalazioni di operazioni sospette, ma anche dati anagrafici, dichiarazioni dei redditi. Parecchie le ricerche sul ministro Guido Crosetto (da cui tutta l'inchiesta è partita, dopo un esposto) fatte su input dei giornalisti, e quelle su Matteo Renzi, non solo a seguito delle richieste dei cronisti ma anche dell'ex procuratore aggiunto Antonio Laudati, indagato.

Il leader di Iv annuncia azioni legali: "È uno scandalo assoluto e spiega molto dell'aggressione vergognosa che ho dovuto subire negli ultimi anni. Procederò in tutte le sedi istituzionali alla tutela dei miei diritti e perché squallidi episodi come questi non si verifichino mai più".

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