Cronaca nera

Casal Palocco, "fuggiti" dall'Italia due degli youtuber

Resta il giallo della telecamera senza scheda a bordo. Ipotesi doppio sorpasso a 130 km all'ora

Casal Palocco, "fuggiti" dall'Italia due degli youtuber

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Liberi di lasciare il Paese. Matteo Di Pietro e Vito Loiacono, er Motosega, i due youtuber dei quattro che hanno sventrato la Smart e ucciso il piccolo Manuel Proietti, hanno lasciato l'Italia. Il primo sarebbe andato in Spagna, l'altro in Turchia. Non a caso due Paesi restii a concedere estradizioni. La notizia rimbalza sulle chat di quartiere, Casalpalocco e Infernetto, tanto che l'ipotesi con il passare delle ore diventa sempre più consistente. Nonostante tutti e quattro gli occupanti della Lamborghini Urus siano indagati, Di Pietro al volante per omicidio stradale aggravato e lesioni, gli altri tre in concorso, la Procura di Roma non ha emesso nei loro confronti alcun provvedimento restrittivo, tantomeno un divieto di allontanamento. E così i capi carismatici del gruppo The Borderline sono a migliaia di chilometri dalla capitale. Minacciati di morte (il popolo del web su di loro ha già emesso sentenza), dopo aver chiuso il canale Youtube in cui postavano sfide estreme, i Borderline scelgono una soluzione destinata a far discutere. Di Pietro già nei giorni scorsi si era «rifugiato» in un paesino nella provincia di Viterbo, lontano dai cronisti e dalla famiglia Proietti. Il tempo di preparare i bagagli, passaporto alla mano, e i due scompaiono dalla circolazione nonostante le indagini sulla dinamica e le cause del drammatico incidente siano tutt'altro che concluse. Una memory card scomparsa, un'altra poco leggibile e la testimonianza della mamma di Manuel, Elena Uccello, che ricorda solo l'impatto. Si attendono ancora i risultati degli esami tossicologici di secondo livello (il narcotest effettuato al Grassi non indica il quantitativo di cannabis fumata tantomeno quando sia stata assunta da Di Pietro), non è stata ancora depositata la relazione tecnica sulla velocità della supercar dedotta dai calcoli sulla distanza percorsa in un certo lasso di tempo, secondi, in base alle telecamere della zona. Si devono ancora incrociare i dati video dei due autobus, quello che procedeva nel senso di marcia del Suv e quello che seguiva la Smart a sua volta seguita da un'auto. Alcuni testimoni affermano che la Lamborghini avrebbe superato un bus e un secondo mezzo, la Mercedes nera costretta a restare per ore sul luogo dell'incidente. La difesa di Di Pietro, lo zio avvocato, sostiene che i ragazzi avevano la precedenza e che la Smart avrebbe tagliato loro la strada voltando su via Archelao di Mileto, tanto da puntare tutto sul concorso di colpa. Di sicuro il bolide non andava a 30 chilometri orari come impone il codice su quel tratto, tantomeno a 65 come mette a verbale il ventenne alla guida. Dall'impatto e dalle testimonianze gli inquirenti ipotizzano una velocità di almeno 130 chilometri all'ora.

Mistero sulla telecamera piazzata sul lunotto. Perché era in funzione se non aveva scheda di memoria?

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