Ora il Movimento 5 Stelle stila liste di proscrizione e mette all`indice i giornalisti e i giornali. I primi sarebbero colpevoli di prostituirsi al miglior offerente, i secondi sarebbero tutti in mano ad editori impuri. Cioè soggetti che, oltre a possedere organi di informazione, hanno anche altri interessi: dalla politica all`industria, passando per l'edilizia e la sanità. Critica consunta, utilizzata per anni da tutti quelli che non amano essere criticati e hanno in uggia la libera informazione. Ma, soprattutto, critica che difficilmente può essere mossa dai pentastellati. Facciamo un passo indietro di qualche anno. La Casaleggio Associati, cuore pulsante e pensatoio del Movimento, per anni ha gestito siti news. Portali di aggregazione di informazioni piuttosto discussi, come Tze Tze e la Fucina. Piattaforme non direttamente collegate con il Movimento, ma gestite dalla Casaleggio che, di fatto, ne era l`editore. Editore impuro, ovviamente. Visto che contemporaneamente gestiva un soggetto politico. I rapporti con questi siti vennero svelati nel 2014 da Repubblica e poi finirono al centro di un`inchiesta di Buzzfeed nel 2016.
Gli articoli raccolti dagli aggregatori venivano puntualmente rilanciati dalla pagina Facebook di Beppe Grillo, a sua volta gestita e controllata dallo staff di Casaleggio. Stesso procedimento per La Cosa, contenitore di video delle attività del Movimento 5 Stelle, intrecciato alla stessa catena di siti. Questi siti costituivano una formidabile arma di propaganda online per divulgare fake news, bufale e tematiche vicine ai Cinque Stelle. Una macchina di propaganda che poteva contare sulla cassa di risonanza dei milioni di follower delle pagine sociali dei leader del Movimento e sulla potenza di fuoco del blog di Beppe Grillo, per anni il più letto d`Italia. Lo scopo era chiaro: convincere i lettori che le testate tradizionali non fossero affidabili e propalare a più non posso notizie che trasformassero in reali esigenze le proposte politiche dei pentastellati.
Erano i trombettieri del regime che stava per nascere, ed erano di proprietà dello stesso inventore del Movimento. Alla faccia della trasparenza. Niente di illegale, per carità. Ma tutto senza mettere in chiaro chi fosse il reale editore delle piattaforme. E, soprattutto, diffondendo bufale di ogni genere: dalla politica alla scienza, passando per la medicina. L`operazione è andata avanti, con successo, per anni. Poi la macchina di disinformazione è diventata troppo ingombrante. Aveva creato e manipolato a sufficienza il consenso, ma poco prima delle elezioni rischiava di trasformarsi in un gigantesco boomerang. Così i siti sono stati lentamente marginalizzati, i contenuti non sono stati più condivisi sui social del Movimento e le piattaforme hanno smesso di parlare di politica ed economia a favore di ricette e notizie curiose.
Per poi, finita la loro missione, sparire nel nulla.Proprio come una prostituta che ha portato a termine la sua prestazione. Questa è l'informazione che piace ai grillini e Casaleggio. Quella che ha Casaleggio come editore, assolutamente impuro e, soprattutto, occulto.
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