Milano - Davide Casaleggio sfugge come un'anguilla al plotone di giornalisti armato fino ai denti per strappargli almeno un avverbio sulla situazione politica. Fedele al suo ruolo ufficiale di «quello che dà una mano al M5s» senza farne parte, il presidente della Casaleggio Associati non vuole intervenire pubblicamente (diversamente da Grillo) nella fase delicata di queste ore, per confermare l'immagine del movimento un cui decide il capo politico Di Maio e non il titolare dell'azienda. Così il guru junior, ospite del ciclo di incontri di Linkiesta e Moneyfarm, si rifugia nelle visioni sul futuro dell'innovazione, suo pane quotidiano più della politica, materia poco frequentata da Davide Casaleggio prima che gli piombasse addosso l'onere di seguire le orme del padre cofondatore dei Cinque Stelle.
«Siamo davanti ad una nuova rivoluzione industriale in arrivo, molto più profonda di quello che si definisce industria 4.0. L'enorme volume di dati viene utilizzata in piccola percentuale, mentre la capacità computazionale dei nostri computer potrebbe fare di più. Con 1.000 euro dieci anni fa si comprava la capacità computazionale di un topo, tra pochi anni quella di un uomo, nel 2050 quella dell'umanità. Ma per affrontare questa rivoluzione bisogna poter finanziare l'innovazione italiana, che altrimenti non sarà in grado di competere coi colossi internazionali che finiranno col comprare le nostre aziende». E qui Casaleggio propone un'idea che è anche nel programma del M5s, una banca pubblica di investimenti, la nuova Iri che per Di Maio può nascere dalla Cassa depositi e prestiti. Casaleggio non lo dice apertamente, ma il concetto è quello: il modello è «una soluzione adottata in Francia, la banca pubblica di investimento che ha razionalizzato tutti i finanziamenti pubblici regionali». Le risorse da razionalizzare, secondo Casaleggio, sono anche gli «800 milioni all'anno che le fondazioni bancarie spendono, non investono, in mostre o altre iniziative, magari questi soldi potrebbero essere investiti in innovazione e ricerca». Lo stesso vale per l'enorme fetta di risparmio privato delle famiglie, che non riesce ad arrivare a finanziare le imprese italiane. Casaleggio un modo per finanziare l'innovazione dell'Associazione Rousseau da lui presieduta l'ha però trovato: far versare 300 euro al mese ad ogni parlamentare M5s. Un «venture capital» da 1,6 milioni di euro l'anno, mica male.
Domani appuntamento clou della Casaleggio Associati, con la presentazione annuale del rapporto sull'e-commerce in italia. I posti sono sold out.
Tra gli sponsor, che per partecipare e comparire con i loro brand sborsano fino a 50mila euro (ma ci sono formule più abbordabili), ci sono aziende specializzate in e-commerce ma anche partner come Luiss e Poste, speaker da Amazon, imprese come Stroili e Venchi. Un segno di interesse del mondo delle imprese per l'uomo dietro al primo partito italiano, e che tramite l'Assocazione Rousseau controlla tutta l'attività dei parlamentari M5s.
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