Emozionata ma composta ed elegantissima in un completo blu, Maria Elisabetti Alberti Casellati pronuncia il proprio discorso inaugurale da neoeletta presidente del Senato.
La senatrice azzurra ascesa alla poltrona più alta di Palazzo Madama si rivolge innanzitutto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al suo predecessore Pietro Grasso e al presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano.
Quindi lancia un appello alla concordia e all'unità delle forze politiche che "pur nella dialettica dei ruoli diversi, esprimono tutte l'intera collettività: la consapevolezza condivisa della comune legittimazione è essenziale per il buon governo - riflette dallo scranno più alto dell'emiciclo senatorio - Il Senato e tutte le istituzioni costituzionali riflettono i cambiamenti profondi di un quadro politico per molti versi inedito, frutto di una precisa volontà del popolo. Servono unità d'intenti, consapevolezza delle difficoltà non disgiunta da ottimismo, rispetto reciproco nel solco delle regole comuni."
Inevitabile poi il riferimento alla prima elezione di una donna alla dignità di seconda carica dello Stato, densa di significati in questa legislatura di rinnovamenti: "La scelta di eleggere una donna per la prima volta - scandisce fra gli applausi vivissimi dell'Aula - rappresenta una responsabilità, un onore che condivido con tutte le donne che hanno costruito l'Italia di oggi, liberale e democratica. Penso alle eroine del Risorgimento, le tante ragazze di ogni ceto e religione che hanno rappresentato l'anima della lotta di Liberazione e che sono oggi rappresentate dalla senatrice Liliana Segre", prosegue mentre l'Assemblea omaggia la nuova senatrice a vita.
Quindi la Alberti Casellati non si sottrae ad un accenno al 70esimo anniversario dell'entrata in vigore della Costituzione, i cui valori "vanno rimessi al centro della vita pubblica", come anche l'impegno "condiviso" per riavvicinare alla politica la quantità "preoccupante" di elettori che si sono astenuti nelle recenti consultazioni politiche.
Importante infine il richiamo alla centralità del tema delle riforme "tanto per l'assetto delle Istituzioni a
tutti i livelli, quanto per il completamento del riassetto degli enti locali" e quello all'inclusione delle fasce più deboli della popolazioni. In conclusione, il classico saluto all'Aula: "Viva il Senato, viva l'Italia"
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