Nei film western il banco vince sempre e quando perde è perché un giocatore, più che bravo, è baro; questione di un attimo, e il furbo viene prontamente sbattuto fuori dal locale dopo che il croupier, accortosi del magheggio, pigia l'immancabile pulsantino sotto il tavolo verde.
Il Casinò di Campione d'Italia non è un saloon dove le partite di poker finiscono puntualmente tra bluff e scazzottate, ma la più grande casa da gioco d'Europa: potremmo dire un'«eccellenza italiana», se il termine non rischiasse di apparire piuttosto azzardato.
La roulette giudiziaria della Procura della Repubblica di Como potrebbe infatti a breve far sballare il business milionario della più grande azienda di Campione d'Italia, l'exclave italiana in provincia di Como racchiusa nel Canton Ticino svizzero sulla costa orientale del lago di Lugano.
La Procura punta grosso, sulle sue fiches c'è scritto «fallimento per insolvenza» e «peculato». È questa infatti l'inadempienza contesta al casinò che ogni giorno dà lavoro a 400 dipendenti e dispensa illusioni a migliaia di poveri (si fa per dire) giocatori. Per i magistrati comaschi il Casinò di Campione d'Italia «non versa da anni i contributi al Comune» e da mesi si stanno verificando i conti della società di gestione della casa da gioco. Che qualcosa (anzi, più di qualcosa) forse non sia in regola, lo dimostra anche l'esposto presentato dal sindaco di Campione, Roberto Salmoiraghi. Il primo cittadino sa certo di cosa parla, considerato che la società che gestisce il casinò è partecipata al 100% dal Comune di Campione d'Italia e dovrebbe garantire all'amministrazione pubblica - almeno secondo quanto riferiva ieri Il Sole 24 Ore - «un contributo di 700mila euro ogni dieci giorni, che non viene versato da mesi, tanto che il credito del Comune ammonta a circa 30 milioni di franchi svizzeri (circa 25 milioni di euro)»; «In più - riferisce ancora il quotidiano economico -, a convincere la Procura a chiedere il fallimento vi sarebbero debiti nei confronti delle banche per un'altra trentina di milioni di franchi».
Insomma, un quadro da crac finanziario che integra le tante leggende metropolitane sul Casinò tra servizi segreti e investimenti reali di Casa Savoia. Tutto smentito dai vertici del casinò, che assicurano: «Da noi solo attività lecite. E nessuna crisi».
Qui si trova il meglio del settore: dalle slot machine alle roulette; dal black jack allo chemin de fer; dal baccarà al poker; oltre a un servizio per le scommesse sportive. Ma non si vive di sole puntate: ricca è infatti pure la parte dedicata all' intrattenimento con spettacoli, concerti, gran galà e servizi di ristorazione. Ma per scommettere non bisogna essere necessariamente essere sul posto: il casinò offre infatti una versione online che consente il gioco digitale in diretta live.
Un'opzione - questa delle puntate virtuali - che piace al pubblico giovane, mentre i più anziani preferiscono il modello tradizionale, magari nella versione «rivisitata e corretta» dei pullman gran turismo. Mezzi con i quali vengono prelevati dalle principali città comitive di facoltosi habitué (i cinesi sono i più fidelizzati) portandoli direttamente da casa al casinò e dal casinò a casa.
Viaggi andata e ritorno organizzati da appositi intermediari che offrono vitto e alloggio e un servizio extra: prestiti in tempo reale di denaro a strozzo per chi, tra gli ospiti, finisce anzitempo al verde. Ma su alcuni torpedoni la polizia ha scoperto di recente anche stranieri clandestini. Le «agenzie» all inclusive non vive infatti solo di strozzinaggio. Cercando nuovi guadagni. Sempre sporchi. C'è da scommetterci.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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