Pressing di Trump. "Stop ai raid a Gaza. Hamas annientata se non cede il potere"

La telefonata tesa con Bibi: "Sei sempre fottutamente negativo. Ma è una vittoria"

Pressing di Trump. "Stop ai raid a Gaza. Hamas annientata se non cede il potere"
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Donald Trump torna a fare pressione su Israele e Hamas affinché procedano con la sua proposta per la fine della guerra a Gaza, mentre il segretario di stato Marco Rubio invita alla prudenza, sottolineando che il conflitto non è ancora finito. Il presidente americano con la Cnn è tornato a minacciare il gruppo militante, affermando che rischia il "completo annientamento" se si rifiuta di cedere il potere nella Striscia. Il tycoon spiega che il piano per Gaza è un "ottimo accordo per Israele, ed è un ottimo affare per tutti". Ma non esclude qualche cambiamento nei negoziati con Hamas. "Avrete la pace, se ci pensate, pace in Medioriente per la prima volta", torna ad esultare, e spiega che "probabilmente ai negoziati serviranno un paio di giorni".

Il capo della diplomazia Usa, da parte sua, dice che lo Stato ebraico deve smettere di bombardare Gaza affinché il movimento possa rilasciare gli ostaggi: "Penso che gli israeliani e tutti gli altri riconoscano che non si possono rilasciare gli ostaggi nel bel mezzo di un attacco - sottolinea con Cbs News - quindi gli attacchi dovranno cessare. Non può esserci una guerra in corso". E in un'altra intervista (a Nbc) spiega che "sapremo molto presto se Hamas fa sul serio o no da come andranno questi colloqui tecnici in termini logistici".

Rubio non nasconde che il piano di pace in 20 punti dell'amministrazione Usa probabilmente incontrerà "molte insidie lungo il percorso e che c'è del lavoro da fare". Ma in ogni caso, ribadisce, i negoziati di pace con terze parti sono "la cosa più vicina che abbiamo mai fatto per ottenere il rilascio di tutti gli ostaggi". "La questione degli ostaggi deve essere affrontata molto, molto rapidamente - prosegue - Spero che vengano rilasciati. E penso che ci siano delle possibilità". Secondo il piano statunitense, Hamas rilascerebbe i restanti 48 ostaggi circa 20 dei quali si ritiene siano ancora vivi entro tre giorni. In cambio, Israele interromperebbe l'attacco e si ritirerebbe da gran parte del territorio, rilascerebbe centinaia di prigionieri palestinesi e consentirebbe l'afflusso di aiuti umanitari e l'eventuale ricostruzione. I negoziatori delle due parti in guerra si stanno preparando per i colloqui di oggi a Sharm el Sheik, ma i mediatori di Usa, Egitto e Qatar stanno incontrando ostacoli, tra cui proprio quelli sulla procedura di scambio di prigionieri, che potrebbero ritardare le prospettive di una tregua immediata.

Intanto, emerge la notizia di una telefonata tesa tra Trump e Benjamin Netanyahu venerdì sera, dopo il sì condizionato di Hamas. Stando ad Axios, il tycoon ha chiamato Bibi per discutere di quella che lui considerava una buona notizia ma il premier israeliano la pensava diversamente. "Netanyahu gli ha detto che non c'era nulla da festeggiare e che non significava niente", riferisce Axios, secondo cui il comandante in capo a quel punto ha reagito bruscamente: "Non capisco perché sei sempre così fottutamente negativo. Questa è una vittoria. Accettala". Lo scambio, confermato anche da due dirigenti americani, mostra quanto Trump sia determinato a superare le riserve dell'alleato e a convincerlo a porre fine alla guerra.

Secondo quanto riferito da una fonte israeliana al sito, durante la conversazione privata Netanyahu voleva coordinare la reazione con Washington, per evitare che si diffondesse la narrazione che Hamas avesse risposto positivamente, mentre Trump aveva un umore completamente diverso.

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