Politica

"Non usateci così", "È fango...". Ed è rissa tra la Boldrini e i collaboratori

Ancora polemiche dopo le denunce della colf moldava e dell'assistente alla Camera che hanno accusato la deputata del Pd di averle sottopagate e maltrattate

La deputata Laura Boldrini
La deputata Laura Boldrini

Monta sempre di più il caso dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini, accusata di sottopagare e maltrattare le sue collaboratrici, dopo le denunce di alcune donne che erano al suo servizio. A rincarare la dose è il presidente dell’associazione collaboratori parlamentari Josè De Falco che ha dichiarato al Corriere della Sera: “Nessuno può avvalersi di personale stipendiato per scopi privati con fondi pubblici. C'è una dignità della funzione, un rispetto dei lavoratori da preservare. Anche perché spesso chi si lamenta viene cacciato e denunciato. E molti casi non vengono a galla perché coperti da accordi di riservatezza. Servirebbe una riforma dei contratti, che è ferma da troppo tempo”. Un colpo duro da ammortizzare per la paladina dei diritti delle donne, la quale, in questi giorni, si è dovuta difendere dalle accuse mosse dalle sue ex dipendenti: una colf moldava e una collaboratrice parlamentare.

Era stata Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano a evidenziare la polemica, raccontando le due vicende separate. “A maggio 2020 – aveva dichiarato la domestica – ho dovuto dare le dimissioni perché la signora (Laura Boldrini, ndr), dopo tanti anni in cui avevo lavorato dal lunedì al venerdì, mi chiedeva di lavorare meno ore, ma anche il sabato, ma io ho famiglia, dovevo partire da Nettuno e andare a casa sua a Roma, per tre ore di lavoro. Siamo rimaste che faceva i calcoli e mi pagava quello che mi doveva, non l'ho più sentita. La sua commercialista mi ha detto che mi contattava e invece è sparita”. La donna è stata costretta, così, a rivolgersi agli avvocati di un patronato capitolino per chiedere il pagamento della liquidazione a lei spettante. Una cifra irrisoria per la parlamentare del Pd, pari a 3mila euro.

La seconda questione, invece, e riguarda un’assistente parlamentare di Laura Boldrini, pagata con fondi pubblici. La donna si è lamentata del fatto che, in cambio di uno stipendio di 1.300 euro mensili, sarebbe stata costretta a sbrigare anche faccende private della deputata, come andare a ritirare le giacche dal sarto e prenotare il parrucchiere. In più, avendo un figlio malato, l’assistente aveva chiesto di lavorare in smart working, ricevendo come risposta il licenziamento. Da qui la presa di posizione del presidente dell’associazione collaboratori parlamentari De Falco. Da parte sua, la Boldrini ha respinto le accuse, parlando di una “campagna d’odio” nei suoi confronti e di “macchina del fango”. L’ex presidente della Camera si è definita “esterrefatta e addolorata”, eppure non è la prima volta che vengono a galla conflitti e litigi.

Già in passato la deputata dem si è resa protagonista di alterchi con diversi dirigenti generali della polizia dell'ufficio, sfociati in continui ricambi nello staff.

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