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Caso Laus, il Pd piemontese scarica il pupillo di Bonaccini

L'indagine sul deputato accusato di malversazione allarga le crepe nel partito e inguaia "mister tessere"

Caso Laus, il Pd piemontese scarica il pupillo di Bonaccini

Torino. Si affilano i coltelli nel Pd piemontese: l'indagine sul deputato dem Mauro Laus - accusato di aver usato per usi personali fondi pubblici destinati ad una multiservizi che fa capo a lui e alla sua famiglia - s'innesca nella spaccatura del partito che vede da una parte i Bonaccini boys e dall'altra i filo Schlein. Perché è indubbio che lo strapotere del deputato Laus - uomo fidato del governatore dell'Emilia-Romagna - iniziava ad essere un boccone troppo amaro da buttare giù per i vertici romani. Non è un caso se il primo a lanciare stracci sul compagno di partito, è l'ex segretario regionale del Pd, Paolo Furia, sostenitore della mozione Schlein, che - dopo aver taciuto per due giorni - sbotta e puntualizza: «Il destino di Laus non è quello del partito. Con Elly abbiamo preso una nuova direzione».

In questi ultimi anni, il Pd sabaudo ha fatto riferimento a Laus, soprannominato «Mister tessere», che poteva contare sull'ampio bacino di voti che gli arrivava proprio alla cooperativa finita sotto inchiesta. Dopo averla fondata ed esserne stato presidente, ora è un semplice socio ma moglie e fratello sono nel consiglio di amministrazione, mentre la cognata è vicepresidente. La coop conta 15mila lavoratori e 30 milioni di fatturato ed è sempre pronta a finanziare - anche indirettamente con società collegate - la campagna elettorale del cerchio magico: Mimmo Carretta - dipendente Ram in aspettativa, attuale assessore ai Grandi eventi in Comune a Torino - e Maria Grazia Grippo - ex responsabile della comunicazione della multiservizi ora presidente del Consiglio comunale - entrambi indagati nella stessa indagine, hanno ricevuto dalla cooperativa targata Laus - in maniera del tutto lecita - 14mIla euro per le spese elettorali del 2016. Contributo sceso a 10mila euro e erogato da società collegate alla Ream per la Grippo, mentre Carretta non si è più candidato con la promessa, mantenuta, di essere ripescato come assessore esterno. L'influenza di «mister tessere» è stata evidente proprio durante le ultime elezioni: contro ogni previsione e i mal di pancia del partito, ha subito puntato su Lo Russo sindaco, piazzando i fedelissimi Carretta e Grippo su due poltrone strategiche. Una tela fatta di finanziamenti, tessere e conoscenze che Laus stava già tessendo anche per le elezioni regionali del prossimo anno, sostenendo come candidato contro Alberto Cirio, il consigliere regionale Daniele Valle. Una candidatura data quasi per scontata, nonostante lo scarso entusiasmo degli stessi iscritti al partito, almeno prima che l'inchiesta della procura facesse ballare i bilanci della coop e i progetti di «mister tessera» che anche attraverso la Ream stava assestando un colpo niente male: gestire la biglietteria del Colosseo, in accordo con il Consorzio nazionale dei servizi che ha vinto la gara Consip per quasi 18mila euro.

Gli occhi della procura si erano già posati, almeno una volta, sul giro di affari della Ream.

Nel 2006 un esposto porta gli uomini della Guardia di Finanza nella sede della coop, che allora si trovava a Torino. Un verbale aperto e chiuso nel giro di sei mesi, nel quale le Fiamme gialle puntano il dito su un'operazione commerciale per l'acquisizione di un ramo d'azienda della Utet che «la societaha indebitamente frazionato» al fine di «ottenere indebiti risparmi d'imposta». Secondo le indagini l'Iva detratta superava i 241mila euro, mentre il mancato assoggettamento ad imposta di registro sfiorava i 623mila euro. La documentazione viene consegnata dagli investigatori all'Agenzia delle Entrate. Ma alcuni verbali sembrano volatilizzarsi, così come l'inchiesta.

Dopo 17 anni forse si arriverà ad una conclusione.

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