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Caso Report, si muove anche l'Audit Rai: "La vigilanza convochi subito Di Mare"

Accuse di molestie e verità manipolate, spuntano altre prove

Caso Report, si muove anche l'Audit Rai: "La vigilanza convochi subito Di Mare"

La verità su Report sta per venire fuori. Come anticipato dal Giornale, l'Audit interna si sarebbe già mossa per verificare se le accuse mosse a Sigfrido Ranucci nella lettera anonima portata all'attenzione della commissione di Vigilanza («favori sessuali, scorrettezze e manipolazioni, verità piegate alle sue necessità») hanno o meno fondamento. Ranucci si dice sicuro («È solo fango») ma tradisce nervosismo quando su Facebook parla di «ispiratrici del dossier» come se fossero solo donne e ne riconoscesse l'identità. Ne è testimone il consigliere della Vigilanza Rai Andrea Ruggieri (Fi), che dice di aver ricevuto minacce e allusioni per iscritto proprio dal conduttore di Report e che ha già investito della questione il presidente Alberto Barachini per una convocazione d'urgenza di Franco di Mare, direttore di testata che secondo Ranucci sarebbe anche stato al corrente delle accuse. Intanto emergono nuovi particolari sul servizio «confezionato ad arte» contro un'eccellenza privata nella sanità, individuabile nel gruppo San Donato di cui si parla nella documentata lettera anonima: nel servizio girato in piena pandemia - non senza difficoltà operative da una giornalista con 20 annidi esperienza tv alle spalle, con interviste e documentazioni - sarebbe emerso che lo stesso gruppo privato aveva iniziato a ricoverare pazienti Covid nelle sue strutture ben prima che il Pirellone, con una delibera, li «obbligasse» a farlo. Circostanza oltremodo annacquata invece in un servizio considerato ostile dal gruppo e realizzato da un altro collega di Report, anche perché non tiene conto della documentazione raccolta dalla precedente collega, che secondo Ranucci non era stata neanche autorizzata (ma delle altre email dimostrerebbero il contrario). Il sospetto è che il primo servizio, mai andato in onda, raccontasse una verità indigeribile: che cioè la sanità privata lombarda, nella primissima fase della pandemia, avesse dato il suo contributo. Al netto degli errori che si potevano imputare al Pirellone, l'impressione per chi ha avuto modo di leggere il carteggio tra Ranucci e il gruppo (che presto potrebbe venir acquisito dall'Audit) è che se fosse emerso sin da subito il ruolo della sanità privata lombarda nei primi mesi del 2020, questo avrebbe in qualche modo interferito con la narrazione colpevolista nei confronti del modello Lombardia voluto dal governatore Attilio Fontana e dell'allora assessore alla Sanità Giulio Gallera, confermata anche nel primo servizio di ieri. Una tesi «a tema» che teneva banco nei giornali di sinistra, assieme all'idea strampalata che l'ospedale Covid in Fiera - finanziato anche dai lettori del Giornale - fosse uno spreco e che le Rsa fossero un mattatoio Covid legalizzato. La verità, lo dicono i numeri di oggi, è un'altra.

Chissà se a Report l'hanno capito.

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