Cronaca nera

Caso Rossi, indagato Aglieco. "Ora Nordio mandi gli ispettori"

Bugie, depistaggi e una strana morte che chiama in causa il ministro della Giustizia

Caso Rossi, indagato Aglieco. "Ora Nordio mandi gli ispettori"

Bugie, depistaggi e una strana morte che chiama in causa il ministro della Giustizia. È a una svolta l'inchiesta dei pm di Genova su Nicola Marini, procuratore capo reggente di Siena, Aldo Natalini (oggi in Cassazione) e Antonino Nastasi, indagati per falso materiale legato alle indagini sulla misteriosa fine di David Rossi. Il manager Mps volò dalla finestra del suo ufficio nel cuore di Siena il 6 marzo 2013 e rimase agonizzante per almeno 20 minuti, con nove ferite da colluttazione incompatibili con una tesi del suicidio pervicacemente difesa dalla Procura senese, tanto che i familiari chiedono che Genova indaghi sull'aggressione che Rossi avrebbe subito prima di morire. «Perché quest'indagine non è ancora stata fatta? La verità è ancora tutta da scrivere, ora il Guardasigilli Carlo Nordio mandi gli ispettori», chiede il legale dei Rossi, Carmelo Miceli.

Dopo l'interrogatorio di qualche giorno fa è indagato per false dichiarazioni ai pm il colonnello dei carabinieri Pasquale Aglieco, le cui dichiarazioni choc alla commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Rossi su un possibile depistaggio ad opera delle tre toghe che entrarono nell'ufficio di Rossi riaccesero i riflettori sulle stranezze scoperte dalla Iena Antonino Monteleone. Alcune incongruenze sulla sua presenza in vicolo Monte Pio, contestualmente all'arrivo della polizia, furono chiare sin da subito. Il suo racconto («stavo comprando le sigarette in piazza Matteotti, vidi una Volante e decisi di seguirli») è smentito dai due agenti intervenuti per primi. Partirono infatti da una caserma che sta dall'altra parte della città rispetto a piazza della Posta dove Aglieco vedrebbe passare la Volante, come conferma anche il poliziotto della sala operativa che li chiamò per l'intervento. «La sua versione pareva non del tutto convincente», ricorda il presidente della commissione Pierantonio Zanettin, che nel 2018 chiese al Csm di valutare l'incompatibilità ambientale di Marini. A vuoto. Potrebbero peraltro esserci incongruenze anche nel racconto dei tre magistrati, anche perché i destini giudiziari dei tre indagati appaiono seguire strade diverse. Marini e Natalini, che conoscevano bene Aglieco e che condividono con il colonnello la partecipazione ad alcuni festini sessuali della Siena bene (almeno secondo il racconto di un escort, giudicato credibile da Genova) sono stati «risparmiati» dalle accuse dell'ufficiale dell'Arma, formulate invece con dovizia di particolari ai parlamentari nei confronti di Nastasi, che infatti è stato sentito in un'altra data rispetto ai due, ufficialmente per motivi di salute ma di fatto marcando un distacco netto con i colleghi. A Nastasi, infatti, Aglieco (avvistato in queste ore ad Hammamet, in Tunisia) imputava le colpe peggiori: aver manipolato il pc durante il sopralluogo, aver risposto al telefonino di Rossi (ma la perizia dei Ros lo smentirebbe), aver deciso di chiudere la finestra e aver spostato la giacca del manager. Dinamiche già cristallizzate nelle palesi differenze nella scena del delitto tra le foto «ufficiose» scattate dal primo agente entrato nell'ufficio di Rossi e quelle «ufficiali» della Scientifica qualche ora dopo. Da qui l'ipotesi del falso nei verbali a carico dei pm senesi. Ma resta il giallo dei fazzolettini sporchi di sangue, di cui Natalini chiese la distruzione senza neanche analizzarli.

E dei messaggini di addio strappati e finiti nel cestino rovesciato sulla scrivania (da Nastasi?) prima dell'arrivo della Scientifica, poi ricostruiti in un libro preso e portato via dalla scena del delitto e infine finiti la notte stessa sul sito del Fatto mentre i pm erano nella sede Mps, avvelenando così la narrazione.

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