Ma la Cassa può comprare solo fino al 13 aprile

Il titolo balza del 5,2% in Piazza Affari, ora la scalata della controllata del Tesoro costa di più

Ma la Cassa può comprare solo fino al 13 aprile

Tra diciotto giorni Vivendi e il fondo attivista americano Elliott si scontreranno per il controllo del governo di Telecom. In campo, però, ci sarà un nuovo giocatore: la Cdp, cassaforte pubblica che gestisce i risparmi postali degli italiani.

Il cda presieduto da Claudio Costamagna ieri ha deliberato l'ingresso in Tim «con una prospettiva di lungo periodo». L'investimento, si legge nella nota, «rientra nella missione istituzionale a supporto delle infrastrutture strategiche nazionali e vuole rappresentare un sostegno al percorso di sviluppo e di creazione di valore, avviato dalla società in un settore di primario interesse per il Paese». Ovvero la rete fissa, in vista della possibile separazione e quotazione in Borsa, chiesta sia dal governo sia dal fondo attivista che vuole scorporare l'infrastruttura per fonderla con quella di Open Fiber, la società partecipata da Enel e dalla stessa Cassa. «Nè con Elliott nè contro Vincent Bolloré», assicurano dalla Cassa. Che, con l'acquisto fino al 5% del gruppo di tlc, diventa comunque l'ago della bilancia dell'assemblea di Tim del 24 aprile quando il fondo Elliott ha chiesto e ottenuto di mettere ai voti la nomina di sei consiglieri indipendenti.

Vivendi possiede il 24% di Tim, Elliott ha comprato oltre il 5% del capitale anche se detiene solamente il 3,75% dei diritti di voto. Non solo. Assogestioni, l'organismo che raggruppa i fondi d'investimento in Italia, dovrebbe presentare una lista autonoma rischiando di disperdere i voti dei fondi in assemblea. Il voto della Cdp, con il 5% che agli attuali prezzi di mercato vale circa 600 milioni, potrebbe quindi rivelarsi decisivo per gli americani. Il punto è che la Cassa comincerà da oggi a comprare a piccoli passi le azioni sul mercato (pagando un conto più salato visto che ieri Tim ha guadagnato in Borsa il 5,2% a 0,7 euro) o ai blocchi. Se il 24 vorrà votare sulla revoca dei consiglieri dei francesi, dovrà comunque fare acquisti prima del 13 aprile che è la «record date» (ovvero la fotografia dei soci e dei titoli posseduti 7 giorni prima delle assemblee) indicata nell'avviso di convocazione. L'appuntamento del 24 aprile è decisivo per l'esito della battaglia. Elliott ritiene infatti che se in quella data i soci dovessero votare la nomina dei sei rappresentanti proposti, il consiglio sarebbe regolarmente costituito e quindi l'assemblea del 4 maggio sul rinnovo del cda sarebbe inutile. Secondo Vivendi, invece, poichè più di metà dei consiglieri ha dato le dimissioni con effetto dal 24 aprile, quindi prima dei lavori dell'assemblea, quando i soci voteranno la proposta Elliott il cda sarà di fatto decaduto e anche la nomina dei sei consiglieri non sarà in grado di riportarlo in vita. Tutto sarebbe pertanto rinviato al 4 maggio. Tanto che ieri i francesi hanno annunciato la propria lista di dieci candidati guidata dall'attuale ad, Amos Genish, a cui viene confermato «il pieno supporto». Arnaud de Puyfontaine sarà proposto come presidente non esecutivo, Franco Bernabè come vicepresidente con delega alla sicurezza.

Intanto, è giallo sulle dimissioni di tre consiglieri Cdp annunciate ieri: Piero

Fassino, Massimo Garavaglia e Stefano Micossi. I primi due, in quota Anci, sono stati eletti parlamentari. Micossi, considerato vicino al ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, è nella lista per il rinnovo del cda di Unicredit.

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