L'avevano arrestato il 7 novembre 2018. E l'avevano tenuto ai domiciliari per quindici giorni. Poi l'avevano liberato imponendogli però il divieto di entrare in Calabria, la sua terra. Ora la Cassazione fa a pezzi l'inchiesta su Pino Galati per due volte sottosegretario e per 22 anni parlamentare prima nell'Udc e poi in Forza Italia, dopo aver sposato la leghista Carolina Lussana. La contestazione, scrive la Suprema corte, «risulta del tutto evanescente».
E alla fine, stringi stringi, Galati è finito sotto i riflettori dell'autorità giudiziaria di Catanzaro per aver fatto una telefonata, creando una liason fra un consigliere comunale con il direttore amministrativo dell'Azienda sanitaria provinciale Giuseppe Pugliese. «All'esito dell'incontro incriminato - è la bacchettata assestata dalle toghe ai pm della Procura antimafia - nulla di concreto è stato fatto dai presunti correi e quindi non risulta che il Galati abbia fatto nulla più che mettere in contatto le parti».
È il luglio del 2015 quando Luigi Muraca, un politico locale, incontra all'aeroporto di Lamezia Galati. Muraca non è solo: al meeting partecipa anche Pietro Putrino, la cui impresa dal 2009 gestisce anche il servizio di ambulanze nella zona di Lamezia Terme. Ma Putrino, secondo gli investigatori, è vicino alla 'ndrangheta.
Ma nell'estate di quattro anni fa la Croce Rosa dell'imprenditore trasporta regolarmente i malati della zona. Si va avanti fra una proroga e l'altra, in attesa di una nuova gara che lentamente prende forma. Ma che alla fine non ci sarà. Rendendo ancora più vago il presunto misfatto. Così nel luglio 2015 Putrino e il suo sponsor cercano una sponda per arrivare a vertici dell'azienda sanitaria. Galati fa la telefonata, puntualmente intercettata, poi Putrino viene ricevuto da Pugliese. Ma è un incontro senza conseguenze e con la gara di appalto destinata a evaporare nel nulla.
Passano più di tre anni, poi, misteriosamente, a novembre scorso le forze dell'ordine bussano a casa Galati e lo blindano, fra il grandinare di titoli dei giornali. La Cassazione smonta l'impianto accusatorio. C'è solo fumo e niente arrosto e quel poco che c'è è carta straccia: l'intercettazione è stata utilizzata violando le regole previste per i parlamentari. Il pm non ha chiesto l'autorizzazione al gip. Due bocciature in una sola volta: sul piano formale e su quello dei contenuti. Così la Cassazione spazza via il provvedimento, tecnicamente annullato senza rinvio.
Per l'ex sottosegretario, che oggi ha lasciato il Parlamento e che in passato fu risucchiato da De Magistris nell'indagine Poseidone per poi essere prosciolto, nuovamente denunciato da De
Magistris per aver complottato contro di lui e ancora assolto, è un passo in avanti. Ma la partita è ancora aperta e non è ancora chiaro quale strada imboccherà la procura: richiesta di archiviazione o di rinvio a giudizio.
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