La Cassazione stronca la città: "Emblema dei guasti urbanistici"

La sentenza dei giudici sul sequestro delle Residenze Lac: "Non tutelata la salute degli abitanti"

La Cassazione stronca la città: "Emblema dei guasti urbanistici"
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Milano? È l'emblema dei "guasti urbanistici" connessi al "processo di urbanizzazione incontrollata". Lo dice la Cassazione nel confermare il sequestro delle Residenze Lac (nella foto da Urbanfile, il render) e nel respingere il ricorso del costruttore dopo una prima bocciatura del Riesame. Nelle motivazioni della sentenza, pubblicate due giorni fa, con cui ad aprile ha ribadito la validità del provvedimento "impeditivo" - emesso per impedire che il bene sequestrato continui a essere usato per commettere illeciti - la Suprema corte in sostanza afferma la fondatezza dell'inchiesta della Procura di Milano sul progetto di via Cancano, ai margini del Parco delle Cave.

Il caso delle Lac, con otto indagati per presunti abusi edilizi, è uno dei numerosi scoppiati negli ultimi tre anni con al centro l'urbanistica milanese. La Cassazione conferma appunto il sequestro, scattato proprio un anno fa su ordine del gip Lidia Castellucci e su richiesta della Procura, del cantiere della francese Nexity e descrive lo "sfruttamento intensivo del territorio" che si verifica quando viene meno il "senso profondo del principio della pianificazione degli interventi edilizi e di trasformazione urbana". Un principio che serve a tutelare la "salute" e "l'ambiente", oltre che la scelta "fondamentale e insuperabile del legislatore statale" in "materia di governo del territorio". Il progetto prevede tre torri, già in costruzione, di nove, dieci e 13 piani, alte da 27 a 43 metri e con 77 appartamenti.

Alla base della decisione della Suprema corte (collegio presieduto dal giudice Luca Ramacci, con estensore il giudice Giuseppe Noviello) c'è l'obbligo di piano attuativo per la costruzione di edifici "impattanti", sopra i 25 metri di altezza o sopra i tre metri cubi di densità per metro quadrato. Nelle molte inchieste, una ventina, aperte dai pm milanesi tale principio è affermato di continuo. Scrivono ora i supremi giudici che "non possono essere realizzati edifici con volumi ed altezze superiori" a determinati limiti, "se non previa approvazione di apposito piano particolareggiato o lottizzazione convenzionata". I piani attuativi sono dunque il "mezzo" con cui attuare il "Piano regolatore generale" o il Pgt votato dalle giunte e servono a impedire l'abuso di interventi di sola edilizia "diretta", come gli iter accelerati con permesso di costruire o Scia. Qui la Cassazione riafferma le prerogative dei Comuni in ambito urbanistico. In una maniera non banale, se si considera che il Comune di Milano nelle inchieste sull'urbanistica è indicato dai pm come parte offesa ma non intende costituirsi parte civile nei processi. Spiegano ancora i giudici che i mezzi normativi servono a non comprimere la "potestà, attribuita agli enti locali, di effettuare razionali ed armoniche scelte urbanistiche".

Al contrario, un "processo di urbanizzazione incontrollata" comporta "la nascita di agglomerati edilizi privi delle infrastrutture primarie e secondarie necessarie", con la conseguenza di "ingenti spese" a carico della Pa per far fronte alle carenze sul territorio.

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