Il paletto piantato dal ministero dell'Economia per non trasformare la sessione di bilancio in un assalto alla diligenza (modifiche solo a saldo zero) si ritorce contro lo stesso dicastero guidato da Roberto Gualtieri. Il testo della legge di Bilancio ha ricevuto il via libera della Ragioneria, il primo via libera formale del Quirinale e oggi sarà consegnato al Senato. Ma il tentativo di blindare quantomeno l'impianto generale della legge non è andato a buon fine, tanto che già ieri nei palazzi del governo si davano per spacciate due misure chiave della manovra. Sono la contestatissima plastic tax e la stretta sulle auto aziendali.
Contro la prima si è ricreata una maggioranza ampia. A Italia viva di Matteo Renzi, da sempre contraria, si è aggiunto il Pd, pressato dai governatori di Emilia Romagna e Toscana.
Possibili quindi modifiche. Ad esempio l'esclusione degli imballaggi destinati all'esportazione.
Ma è anche probabile uno stralcio che però costerebbe caro. Le entrate aggiuntive attese nel 2020 dalle eco tasse sono 1,1 miliardi di euro per la plastic, 230 milioni dalla sugar tax. Quest'ultima è nel mirino di Renzi, ma per il momento non si parla di eliminarla o rinviarla. Al contrario ieri il ministro Gualtieri l'ha difesa, insieme alla web tax, come esempio positivo di tassa di scopo.
Impossibile rinunciare a queste nuove entrate senza tagliare la spesa, aumentare le tasse o intaccare i saldi. La prima e l'ultima ipotesi sono fuori questione. Resta la trasformazione della ecotassa in un'altra imposta.
Il governatore Pd della Toscana Enrico Rossi è tornato a chiedere una patrimoniale: «Una tassa sui redditi e sui patrimoni più ricchi, su quel 10 per cento di italiani che in questi anni ha accresciuto le proprie ricchezze». Possibile che, per ragioni contabili più che politiche, questa volta trovi qualcuno disposto ad assecondarlo.
Aria di stralcio anche per la stretta sulle auto aziendali. Nella versione depotenziata finita nel testo definitivo della manovra portano alle case dello stato 387 milioni di euro.
Le possibilità per il governo sono due. Un forte ridimensionamento delle due misure oppure un rinvio al 2021. Se dovesse passare questa linea - ad esempio a causa di un peggioramento del clima dentro la maggioranza o se le categorie interessate si dovessero mobilitare - il ministero dell'Economia dovrebbe trovare più di 1,6 miliardi di euro per il prossimo anno.
Cifra che potrebbe fare tornare in campo, oltre alla patrimoniale evocata dal presidente della Toscana, anche una rimodulazione delle aliquote Iva. Che poi era la scelte che avrebbe preferito lo stesso ministro Gualtieri. Nel paniere delle possibili coperture c'è un'altra sforbiciata alle detrazioni fiscali, ora limitata ai redditi da 120 mila euro a 240 mila euro all'anno.
Ma il conto delle modifiche potrebbe lievitare fino a 2 miliardi se dalla maggioranza dovessero emergere altre richieste. Ad esempio alleggerire la stangata sulle partite Iva che porterà nuove entrate per più di 800 milioni di euro.
Il governo si sta preparando a blindare la manovra. Già si parla di maxiemendameno o comunque modifiche concordate tra i leader di partito e il governo prima del voto.
Ma a deputati e senatori di solito si lascia un minimo margine di intervento.Anche perché, per quanto si possa blindare una manovra, su materie delicate non si possono escludere sorprese come emendamenti approvati da maggioranze atipiche.
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