"Il Cav è il più bravo. Calenda? Saccente"

Il docente: "Difficile fare campagna sui social. Gli influencer non spostano voti"

"Il Cav è il più bravo. Calenda? Saccente"

Giorgio Simonelli, professore di Teoria e Tecnica della Comunicazioni sociali dell'Università Cattolica di Milano, a tutto campo sullo sbarco dei politici su TikTok e sull'utilizzo dei social network in campagna elettorale.

La campagna elettorale è arrivata su TikTok.

«Sì, ma voglio fare una premessa: si vede che è un utilizzo un po' forzato. Gli uffici stampa avranno detto che per comunicare con i giovani sarebbe stato necessario. Noto una certa forzatura generale».

Un giudizio su ciò che ha visto?

«Guardi, lei sa che io non sono un berlusconiano. Ma tra tutti i TikTok che ho visto, quello più divertente è stato quello di Berlusconi. Per quanto per ora abbia solo pubblicato l'annuncio. Comunque, mi è parso il consueto stile berlusconiano. E che sia più bravo degli altri a livello comunicativo non mi sembra una novità. Non si può nascondere che è divertente, a differenza di Calenda».

Perché?

«Perché Calenda si sente Piero Angela. Si è messo in testa di saper fare tutto. E quindi ha deciso di parlare di tutto. Che poi la domanda che viene spontanea è: chissà cosa ne sa lui delle cose di cui discorre. Insomma, l'ho trovato saccente e didascalico».

La tendenza a doversi uniformare alle forme di comunicazione odierne è pervasiva.

«Non dimentichiamo che per la prima volta i diciottenni votano al Senato. Ritengo normale che la politica cerchi di comunicare con certe fasce generazionali. Però non sono sicuro della reale rilevanza dei social network rispetto allo spostamento reale di voti. Bisogna pensare però che siamo in una campagna elettorale estiva, dunque una campagna elettorale balneare, con strumenti balneari.

La questione giovanile è un tema di cui peraltro non si sta parlando moltissimo.

«La campagna elettorale funziona attraverso gli slogan. Il problema lavorativo dei giovani d'oggi in Italia non può essere semplificato con un messaggio istantaneo. Il che vale per questo tema come per tutti quelli complessi che vengono puntualmente dribblati. La riforma del mercato del lavoro, per dire, è un tema gigantesco. Come si fa ad elettoralizzarlo?

Prima della caduta del governo Draghi, si è fatto un gran parlare della possibilità che nascesse un «partito degli influencer». Ora discutiamo di quanto possa spostare in termini elettorali un post di Chiara Ferragni.

«Sì, ma la Ferragni non sposta voti. Vive in un contesto, lo definirei un immaginario, dove si pensa che possa spostare voti. Ma in realtà non è così. I social sono mondi che si auto-rappresentano. Le faccio un esempio: da ore leggo migliaia di post sul fatto che Marco Rizzo abbia stappato o no una bottiglia per la morte di Gorbaciov.

Secondo lei interessa davvero a qualcuno? Esistono molti fattori che possono spostare consensi elettorali ma quello decisivo rimane l'esperienza quotidiana delle persone. Quello dei social - lo ripeto - è un mondo auto-rappresentato».

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